L’Europa dice “Basta!”, il 4 ad Arquata, il 5 a Gavi, il 10 vorrebbero iniziare

Chi paga ora la Tav? L’Europa fa “marameo”

L’Europa ieri ha deciso. Per la prima volta non ci saranno risorse per le grandi infrastrutture mentre la priorità andrà a innovazione tecnologica, sostegno alle piccole e medie imprese, sviluppo sostenibile e sostegno all'occupazione.
È un cambiamento di rotta, che impegna i finanziamenti comunitari in direzione opposta alle Tav inutili di casa nostra e lascia scoperto il governo italiano, che per un verso va tagliando la spesa pubblica anche nei settori più delicati, per l'altro ha deciso di fare della Tav in Val Susa e del Terzo Valico  un test del proprio "decisionismo" con i deboli e genuflessione con gli "amici degli amici". E pensare che il "tunnel geognostico" da fare in tutta fretta, superando ogni opposizione popolare, era stato motivato con la "necessità di non perdere i fondi europei"...
Nessuna paura: non si può perdere quello che non c'è!
Il problema che resta è dunque: chi paga la Tav?
Non l'Unione Europea, non la Francia, che ha rinviato ogni decisione al 2030 (!), mentre Spagna, Ucraina e Portogallo hanno da tempo tirato una riga sopra l’alta velocità, non la Slovenia che mai si è posta il problema.. Resta solo lo Stato italiano, ridotto a erogatore di soldi freschi per una compagnia di giro di "costruttori" incapaci di "stare sul mercato" e bisognosi di commesse pubbliche ottenute senza appalto e costate qualche tangentina a dei poveracci comprandone anima e corpo.
Lo ha ribadito il “Sole XXIV ore”: Le grandi opere non saranno più finanziate dai fondi Ue, come è sempre stato nei precedenti cicli. Il fatto è che "i guardiani" della stampa evitano con cura di spiegare al paese che la situazione attuale è radicalmente diversa da quella in cui venne immaginata la tratta ad alta velocità Torino-Lione (parte del "corridoio Lisbona-Kiev", cancellato dai programmi già da anni).

Arquata prosegue a testa alta la lotta contro il Terzo Valico

Nella cornice del salone della Soms, che ha voluto patrocinare l’iniziativa e concedere gratuitamente la sala, è andata in scena Venerdì sera l’assemblea popolare convocata dal Comitato No Tav – Terzo Valico di Arquata Scrivia per approfondire ancora una volta il rischio amianto per la popolazione se dovessero essere aperti i cantieri del Terzo Valico.
L’introduzione di Claudio a nome del comitato ha ripercorso le ultime tappe della lotta al Terzo Valico, dall’inaugurazione del Presidio di Radimero al proseguo della mobilitazione contro gli espropri, dai fogli di via che hanno colpito anche cinque attivisti arquatesi, alla supposta volontà di Cociv di rincominciare lo scavo del foro pilota di Voltaggio abbandonato a metà anni Novanta. Fino ad arrivare alla richiesta, levatasi forte e chiara nei confronti dell’amministrazione arquatese, di impedire con un’ordinanza il passaggio dei camion di Cociv sul territorio comunale, come aveva minacciato di fare nel mese scorso il Sindaco di Alessandria. La parola è quindi passata all’ingegnere arquatese Francesco De Milato, instancabile attivista del comitato arquatese che ha presentato il suo studio sulla presenza di amianto in Val Lemme. Uno studio che già oggi dimostra scientificamente che l’amianto è presente in grandi quantità e verrà estratto se dovesse essere realizzato il Terzo Valico con i connessi rischi per la salute.
Argomento affrontato dai medici di base arquatesi Sabbi e Zannini che hanno mostrato al pubblico le conseguenze mediche che si possono avere anche respirando una sola fibra di amianto. Qualcosa che sanno molto bene gli abitanti di Casale Monferrato come hanno ricordato Giuliana Busto dell’Associazione Famigliari e Vittime Amianto e Luca dell’Associazione Voci della Memoria.
Luca, intervallando diapositive che hanno mostrato come si sia ben lungi dal risolvere il problema dell’amianto, che è ancora presente in moltissimi luoghi, ha esortato la comunità arquatese a tenere alta la guardia e ad impedire che nel 2013 centinaia di camion contenenti la fibra killer transitino per le strade del paese. Fra gli applausi di una sala commossa ha concluso chiedendo di usare gli occhi per vigilare, ricordando come a Casale Monferrato servano invece per piangere i morti di una strage di cui non si vede ancora la fine.

Terzo Valico, ufficializzato il ricorso al Tar

Sabato 5 ottobre l'associazione Amici delle Ferrovie e dell'Ambiente ha annunciato la decisione di appellarsi al TAR del Lazio a riguardo della richiesta di Cociv di avviare in via anticipata l'allestimento dei cantieri accolta dal Ministero
Ufficializzata la presentazione del ricorso contro il Terzo Valico. Nella serata di sabato 5 ottobre, nel circolo parrocchiale di Gavi, l'associazione Amici delle Ferrovie e dell'Ambiente (Afa) ha annunciato che si rivolgerà al Tar del Lazio per chiedere di annullare la determina con la quale a luglio il Ministero dell'Ambiente ha accolto la richiesta di Cociv di avviare in via anticipata (rispetto all'iter del progetto esecutivo ancora da concludere) l'allestimento dei cantieri del primo lotto in Liguria e in Piemonte e soprattutto lo scavo nel tunnel esistente a Voltaggio e del “pozzo” di Arquata Scrivia, dove dovrebbe essere calata la talpa per iniziare la galleria di valico sotto l'Appennino.
Durante l'assemblea organizzata dal comitato No Terzo Valico della Val Lemme, Stefania Pezzan, membro dell'Afa e Consigliere comunale ad Arquata, ha spiegato: “A giugno Cociv ha avviato un cantiere a Genova venendo diffidato dal Ministero e subito dopo ha presentato la richiesta di partire lo stesso con i lavori, ottenendo quanto voleva in una sola riunione della commissione V.I.A., che si è inventata un iter non previsto dalla normativa. È come se un cittadino, presentata una domanda in Comune per costruire una casa, prima dell'ok ottenesse di realizzare le fondamenta”. “Il ricorso – ha detto ancora Pezzan – sarà solo un primo passo di una battaglia legale che dovrà tener conto di tutti gli atti approvati in futuro sul Terzo Valico”. Per il 10 ottobre è stato dato, l'ok da parte del Ministero dell'Ambiente del Piano di utilizzo delle terre da scavo mentre la Regione dovrebbe ancora dare l'assenso al piano cave. “La determina – ha detto Gianni Repetto – reca anche la firma di Walter Bellomo, geologo della Commissione V.I.A., finito di recente agli arresti domiciliari in Toscana per lo scandalo dell'Alta velocità in quella Regione. Barattava la sua disponibilità a firmare atti utili far proseguire i lavori in cambio di promozioni a livello politico nel Pd”.
Il ricorso sarà sottoscritto anche dall'associazione Pro Natura e da undici cittadini residenti a Voltaggio, Fraconalto, Gavi e Arquata.

Domani inizieranno i lavori?
Dopo la visita dei sindaci a Voltaggio, domani mattina in teoria tutto sarebbe pronto per l’avvio dei lavori foro pilota di Voltaggio. Certo che c’è poco da stare tranquilli se la Commissione ambientale governativa è composta da persone simili all’indagato Bellomo che ne fa parte e che è stato incriminato con accuse infamanti, in abbinamento con la signora Lorenzetti presidente dell’Italfer per titoli politici e connivenze varie.
Una strana, ma non molto, coincidenza con quanto avvenuto 18 anni fa quando proprio a Voltaggio il nucleo ambientale dei carabinieri bloccò il foro pilota e la magistratura incriminò Luigi Grillo, Ercole Incalza, Nicolini e altre otto persone con l’accusa di TRUFFA AGGRAVATA NEI CONFRONTI DELLO STATO, procedimento a cui sfuggirono solo per merito delle leggi berlusconiane relative alla prescrizione.
Ebbene la ditta Lauro Spa che dovrebbe iniziare domani è stata accusata nel mese di agosto di TRUFFA AGGRAVATA AI DANNI DELLO STATO.
Una coincidenza che è tutto un programma e sulla quale ritorneremo prossimamente.

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