Ettore Incalza arrestato... troppo tardi!
... e tutti coloro che lo hanno nominato e
protetto?
Il giudice Ferdinando
Imposimato, nel suo libro CORRUZIONE AD ALTA VELOCITÀ fa continui riferimenti,
in una riunione del 1995 dell’Antimafia,
all’Amministratore delegato della TAV spa Ercole Incalza, definendo le
sue relazioni “evasive, omertose, sospette e deplorevoli”. Dopo l’udienza
Imposimato accusa Incalza di aver favorito il pagamento di tangenti da parte
delle imprese camorristiche con due risultati precisi: riciclare i soldi e
accaparrarsi le risorse dello Stato. Il tutto con i pareri favorevoli delle
Commissioni, della Corte dei conti, del Consiglio di Stato, tutti quanti
profumatamente ripagati con incarichi supplettivi.
Ce n’é anche per Prodi
allora all’IRI.
A pag. 106, presentando le
figure dei corruttori Pacini Battaglia e Lodigiani si fa riferimento a
documentazione su Lorenzo Necci e Incalza in merito a tangenti versate da
imprese a pubblici amministratori e a partiti.
I giudici di Perugia nel
1996 definiscono l’affare TAV “la madre di tutte le tangenti” con a capo Lorenzo
Necci ed Ercole Incalza.
Salvatore Portaluri,
presidente del Tav negli anni 1990-91, cerca di tenere pulita tutta la vicenda,
ma alla fine, dopo le sue dimissioni date per non essere complice di una
gigantesca truffa ai danni della comunità, Necci lo sostituice con Incalza.
Conosco
Incalza da almeno 22 anni, quando, proveniente dalla sinistra ferroviaria di
Signorile e Craxi, divenne il capo del TAV nel 1991 in sostituzione di Portaluri
(l’unico dirigente onesto) e alla destra di Lorenzo Necci.
Ho
avuto anche modo di incontrarlo durante un convegno a Firenze organizzato dagli
amici del Mugello: una grande spocchia e arroganza, sia nell’atteggiamento che
nelle sue risposte. Poi ho visto il suo percorso successivo a fianco di tutti i
partiti di governo e dei vari ministri alle infrastrutture sino alla recente
riconferma di Renzi e Lupi. Ben 14 procedimenti giudiziari avviati nei suoi
confronti, ma svicolato da tutti (magari anche da questo quindicesimo!) e tutte
le volte mi sorprendeva il fatto che fossero arrivati così tardi a lui. Dal 1991
siamo arrivati al 2015. Decisamente
troppo tardi!
Di
lui scrivevo con Gianfranco Isetta nel giugno scorso quanto appare nell’allegato sotto riportato
In un intervento di tre mesi fa, con un’ampia rassegna
sul livello di disonestà che caratterizza quasi tutti i personaggi politici
legati alla vicenda del TAV Terzo Valico, di lui dicevo “Ercole Incalza, confermato da Renzi a capo della
struttura tecnica di missione che cura le grandi opere, nonostante sia indagato
per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e all’abuso a Firenze
perché avrebbe agevolato il consorzio Nodavia (capeggiato dalla coop rossa
Coopsette) impegnata nei lavori dell’alta velocità di Firenze, in combutta con
la presidente di Italferr, Maria Rita Lorenzetti, ex presidente
dell’Umbria.
Ercole
Incalza è dal 1991 che ci conta balle sull’alta velocità, ed è stato coinvolto
dai giudici in reati legati alla Pubblica amministrazione, indagato in
vent’anni ben 14 volte. Ad esempio con l’accusa di truffa aggravata nei
confronti dello Stato per la questione dei fori pilota del Terzo Valico nel
1998, reato dal quale non fu assolto, ma che andò in prescrizione con le
lungaggini create ad arte dagli avvocati e dai politicanti”.
Non
ho molta fiducia su questa ulteriore inchiesta, qui parliamo di persone sfuggite
a “Mani pulite” e che hanno collegamenti a larghissimo raggio in quasi tutti i
partiti e agganci a politici caratterizzati dalla memoria volutamente assai
corta, dalla coda di paglia e colmati da congrui benefit personali o
famigliari.
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