DA PARTE DI UN COLPEVOLE DEL “Delitto di aver offeso la reputazione e il decoro” dei facitori delle Grandi opere e del T.A.V.
Ho intervistato di recente a Castelnuovo il
mio concittadino Giovanni Stella che compiva il 4 marzo i cento anni. Una
intervista ricca di ricordi, di squarci su un mondo che fu, conclusasi con la
domanda “ Giovanni come giudica l’epoca in cui oggi viviamo?”. Risposta secca,
in puro dialetto, L’è tüt un mónd ad
làdär!
Come non dargli ragione, sia pure con qualche
distinguo?
Dall’epoca Craxi-Berlusconi riceviamo in eredità la
totale sparizione di comportamenti etici nel proprio lavoro.
Da decenni prendo posizione contro questo mondo corrotto
che si arricchisce con i soldi di tutti per opere inutili e spesso neppure
concluse o distruggendo ambiente e territori destinati all’agricoltura e alla
vivibilità.
Quasi sempre, nel corso di assemblee dedicate al TAV, un
“amico” mi criticava per lo spazio che dedicavo alla immoralità politica ed
economica, sostenendo che tanto “non gliene frega niente a nessuno”. Ma non mi
ha mai convinto e oltre all’esame delle assurdità di opere inutili, malfatte e
prive di supporto tecnico, non ho mai fatto sconti a sindaci, gestori di banche
nazionali o regionali, partiti, politicanti e sindacati; in ciò con una
documentazione il più ampia possibile.
Ad esempio, prima di dare il via alle
Osservazioni tecniche presentate nel settembre 1992 contro il Supertreno
Milano-Genova, nella quarta riga della “Premessa”, ho voluto scrivere questa
considerazione prioritaria “ La
questione della linea Milano - Genova presenta peculiarità tali da far ritenere
che il luogo più indicato in cui dibattere della possibilità di realizzarla
debba essere l’aula di un Tribunale e non le sedi
governative”.
E del resto come poteva essere il T.A.V.
architettato da Andreotti, Craxi, Cirino Pomicino, Bernini e Prandini, con il
supporto di Necci e del suo braccio destro Incalza? Un
utile per alcuni, un lusso per pochi, un danno per molti, a spese di
tutti. O meglio ancora, come
lo definirono nel 1996 i giudici di Perugia, la
madre di tutte le tangenti.
Arroganza, nessun rispetto per le regole, niente appalti,
un vortice di aumenti di costi, creazione di un sistema di connivenze in ogni
settore, distruzioni ambientali, cave in cui finiva di tutto, inaridimento di
falde. E a chi difendeva ragione, interessi della collettività e territori di
appartenenza prima arrivò il sorriso di scherno, poi l’accusa di terrorismo e
infine gli interventi polizieschi.
Lasciando da parte le mille cose che si potrebbero
ricordare, compresa la denuncia a Ercole Incalza e altri nel 1997 per la truffa
aggravata nei confronti dello Stato (questione fori pilota), vorrei concludere
con una nota personale.
Nel mese di
febbraio 2014 ho ricevuto dal Procuratore della Repubblica di Genova la
comunicazione di una querela inoltrata “dall’ing. Michele Longo
e dall’ing. Piero Marcheselli, direttore generale del Consorzio Cociv” (qualche
mese dopo condannato a 4 anni e mezzo per traffico illecito di rifiuti in lavori
effettuati sull’Appennino) “per il reato
di diffamazione aggravata” per aver scritto che intorno al TAV c’è stata
una fitta rete tangentizia, e ciò per un’opera che non serve a nulla e che
costerà miliardi, motivati da dati tecnici fasulli, a carico dello Stato e
quindi a discapito di tutti i cittadini,
Seguono altri punti tra i quali “L’obiettivo è quello
di trasformare lo Stato italiano a erogatore di soldi freschi per una compagnia
di giro di costruttori, incapaci di stare sul libero mercato, tramite commesse
costate qualche tangente versata a dei poveracci comprandone anima e
corpo”.
La vicenda è poi stata trasferita alla Procura di
Alessandria nella quale c’è stato un colloquio il 15 ottobre 2014 alla presenza
dell’avvocato Giancarlo Bonifai di Genova.
Un caro amico ieri, riferendosi alla vicenda
di Incalza e company mi ha scritto questo commento: ”Siediti lungo la riva della Scrivia e aspetta; prima o poi
vedrai passare l'avviso di garanzia del tuo
nemico!”
Ho sorriso ma rimane l’amarezza di aver dovuto
attendere 23 anni e che per ora, dopo i bidoni sotterrati nel greto, dopo le
porcherie rilasciate nel torrente durante le piene, a monte si continui
tranquillamente a scavare smarino e amianto, a distruggere boschi, a sversare
nei torrentelli materiali di scarto (come il cemento di due giorni fa) e tutto
ciò nel silenzio di tomba di sindaci e “controllori” inesistenti.
Sarebbe poi “buffo” che in questo mondo di Lupi
andasse a finire con un “liberi tutti” e io venissi convocato non per
presentarmi le le scuse, ma per un eventuale procedimento tendente a punirmi di
gestire il mio cervello liberamente, le mie azioni nell’interesse pubblico, le
parole scritte senza timori reverenziali.
Antonello Brunetti
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