L’INCANTESIMO DELLE ACQUE STRIATE (AL)
Ma
questi qua o sono scemi, o pazzi o la reincarnazione degli spiriti malefici
dell’arroganza.
“Il
lupo perde il pelo ma non il vizio” dice il proverbio, e puntualmente lorsignori, in questo caso rappresentati da Gestione Acque,
gruppo Acos, tornano all’attacco.
Per loro non esistono beni primari da salvaguardare, nonostante le leggi che
loro stessi hanno votato e il diritto amministrativo in
cui loro stessi si riconoscono abbiano stabilito che quelle acque, quelle del
Rio Acque Striate, non si possono toccare, che il cosiddetto
acquedotto Cementir
è formalmente decaduto con la sentenza del Consiglio
di Stato, Sez. VI, n. 1139 13.01.2006.
Sentenza
storica che sancì che non si possono distruggere
sorgenti per nessuna motivazione di lavoro, cava o Terzo Valico che sia.
Sentenza
che giunse al termine di un iter di ricorso amministrativo lungo e oneroso per
gli enti locali che lo sostennero dimostrando allora un fiero rifiuto della
subalternità ai giochi di potere a cui la nostra
politica locale ci ha spesso abituato. Con il sostegno del “Popolo dell’acqua”,
centinaia di cittadini della Val Lemme e delle valli
limitrofe che difesero le Acque Striate fisicamente presidiandole per
mesi.
Ebbene,
lorsignori vorrebbero ora
capovolgere quella sentenza che dice che
l’acquedotto delle Acque Striate è un fantasma. Ma lo dice anche la
Delibera della Provincia n. 438 del 5 luglio 2006 in
quanto quell’acquedotto aveva, negli intendimenti del Decreto della
Presidenza del Consiglio dei Ministri del 4 agosto 1999 che lo imponeva, una
funzione sostitutiva di quello delle sorgenti del Rollino, quelle che allora
tutti insieme riuscimmo a salvare.
Inoltre
il Parco delle Capanne di Marcarolo ha da tempo disciplinato il prelievo di acque dai rii e torrenti
che l’attraversano, su esplicita richiesta della Direzione Ambiente della
Regione Piemonte, suddividendole in “captabili” e “non captabili” al fine della
conservazione degli ecosistemi.
Tale disciplina ha ricevuto parere favorevole dall’Autorità di Bacino del Fiume
Po ed è stata sancita con Delibera della Comunità delle Aree Protette n. 16/2012
e con Delibera dell’Ente Parco n. 48/2012.
Dalla
documentazione tecnica e cartografica si evince che le acque del Rio Acque
Striate sono classificate come “non captabili”.
Possibile che chi arriva dall’alto
sui nostri territori non si degni mai di consultare le norme
vigenti?
Infine,
al di là di questi vincoli legislativi, ci sono delle ragioni di
natura chimica a rendere comunque impossibile
l’utilizzo di quelle acque per uso idropotabile: le analisi che fecero sia l’A.R.P.A. che il Parco, all’epoca della vertenza “Acque
Striate”, individuarono in esse una presenza di nickel
nettamente superiore alle percentuali massime consentite dalla
normativa europea a tal
punto che la Regione Piemonte le declassò classificandole di secondo livello.
Per non dire della presenza inquietante di
fibre di amianto circa la quale gli esperti
rispondevano che non c’era ancora una “letteratura” sufficiente a stabilirne la
pericolosità nell’acqua. Anche per l’Eternit di Casale inizialmente non c’era
una “letteratura” e poi sappiamo come è finita. Sono al corrente lorsignori di
tutto questo?
Sindaci
e amministratori che vi opponeste allora a quel sopruso, che intendete fare
adesso? arrendervi? Perdere quella dignità che allora dimostraste?
Il
Popolo dell’acqua lascerà che una lotta straordinaria e solidale come quella che
si fece allora venga così vergognosamente raggirata?
Ribelliamoci
a questo ennesimo tentativo di speculazione, in nome della Catte, che sicuramente ci sarà, e di Romeo, che ci guarderà
di lassù brontolando soddisfatto.
Per il Popolo dell'Acqua
(Mario Bavastro: 333/9082437)
(Gianni Repetto: 345/4457877)
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