La Francia ripudia il TGV
Ricevo e giro
questa segnalazione di Gianfranco Isetta
Riprendo l’articolo di Massimo Bonato, cui aggiungo un solo commento personale: ecco i
rintocchi di campane a morto per il mai
esistito “Corridoio 5, il Lisbona-Kiev”. E ciò in
contemporanea con la decisione del governo italiano, pur composto da SI-TAV osservanti, di tagliare i fondi per il TAV Torino –
Lione e per il Terzo Valico.
Ha poco da rassicurare il signor Lupi, ministro
dell’alta velocità, che si tratta “di un provvedimento temporaneo”: è il chiaro
ed evidente segnale che il TAV è l’opera palesemente più costosa ed inutile dell’intero panorama delle opere italiane, e che -
quando ci sono fondi da recuperare - è da lì che si recuperano. Riuscirete forse
ancora una volta a stornare altri fondi, rubandoli alle necessità degli
italiani, come hanno fatto i governi precedenti, venendo ora
sonoramente smentiti dalle esigenze di cassa: avevano stanziato fondi
inutili soltanto per mettere avanti i loro artigli grifagni e rassicurare sé
stessi ed i propri clienti. Forse, per le pressioni che riceverete dalle vostre
sempre più spaventate lobbies
di mangiadenaro pubblico, i vostri clienti, potrete
forse farcela ancora una volta, ma sarà un’ultima vittoria di Pirro: la crisi
non accenna a risolversi, lo Stato italiano ha disperato bisogno di fondi per
finanziare altre iniziativa di minima sussistenza e metabolismo basale, e di un
minimo di disponibilità per la progettualità sul lavoro giovanile. Provate ad indovinare da dove verranno presi i soldi, alla prossima
inevitabile crisi? La risposta ce la danno i francesi, come ci riporta qui di
seguito Massimo Bonato.
“La
Francia rinvia i progetti per l’alta velocità a dopo il 2030:
non ci sono più soldi
Mentre a metà giugno
vengono stornati fondi dal progetto Tav Torino-Lyon (524 milioni di
euro) e Terzo valico (770 milioni di euro) che il decreto Per fare dirotta sul
progetto “sblocca cantieri” (la
Repubblica); mentre si attendono i primi di luglio per sapere con qualche
certezza quali saranno le disponibilità di finanziamento europeo (13 miliardi da
suddividere tra una congerie di opere messe in cantiere dai 28 Stati
interessati: Nuova
Società) la
Francia si sta facendo i conti in tasca e scopre di non aver
più soldi per i grandi progetti e per linee ad alta
velocità.
Il
quotidiano economico finanziario «Les Echos» di venerdì 21 giugno dedica un editoriale (p. 7), un
articolo al tema (p. 14), e un’intervista nel suo blog in
rete. “Il sogno del ‘Tutto TGV’ è sepolto” recita
l’occhiello dell’articolo. “Drogata dal debito, alimentata dall’ego degli amministratori locali e prigioniera dell’ideologia
commerciale e tecnologica che ha fatto dell’Alta velocità il Sacro Graal,
la Francia ha
per molto tempo pensato che lo sviluppo del sistema ferroviario dovesse
necessariamente passare attraverso la marcia a tappe forzate di forti
investimenti a favore del Tgv” scrive David Barroux nel suo editoriale. “A trent’anni dall’inaugurazione
della Parigi-Lione, il regno del
‘Tutto a gran velocità’ finisce”.
I
progetti verranno rimandati a dopo il
2030.
Lo
Stato non ha soldi, Sncf ed
Rff (Réseau Ferré de France)
sono già fortemente indebitate. Per ottimizzare le risorse disponibili è stato
creato il Comitato Mobilité 21, responsabile di
individuare le priorità progettuali a cui dare la
precedenza nell’intera rete trasportistica francese,
non solo ferroviaria dunque. Con a capo il vicesindaco di Caen, Philippe Duron. Mobilité 21
ha riferito all’Eliseo giovedì 27
giugno gli interventi necessari e possibili.
Il
governo in carica ha ereditato non meno di 70 progetti
ferroviari, fluviali e viari da svilupparsi su 25 anni per investimenti attorno
ai 245 miliardi di euro, ormai improponibili allo stato attuale dell’economia.
Inoltre Atif (Agence de
financement des infrastructures de transport de
France) ha fatto sapere che tutte le risorse disponibili sono già impegnate nei
progetti in corso fino al 2022. Benché non sia ancora ufficiale, i periodici di
settore «L’Usine nouvelle» e «Mobilicités» riferiscono che Mobilité 21
ha proposto di verificare se possibile terminare i nodi di
Lione e Marsiglia, implementare l’alta velocità tra Parigi e la Normandia, aggiungere il
tratto Bordeaux-Tolosa. In ogni caso, tutti i restanti
progetti verranno posticipati oltre il
2030.
Come
rileva Barroux, per anni l’alta velocità ha fatto
risparmiare all’uomo d’affari che si recava in Bretagna qualche decina di
minuti, mentre nello stesso tempo ciascun pendolare perdeva a sua volta decine di minuti. La realtà è che focalizzando le
proprie risorse sul Tgv anche la Francia ha lasciato sullo
sfondo l’intera rete ferroviaria locale alla quale decide ora di rimettere mano.
Cambiano le priorità: migliorare la rete ferroviaria locale significa anche far
abbassare i costi agli utenti che cominciano a preferire un viaggio un poco più
lento ma che costi di meno. Con un deficit di 1,5 miliardi l’Sncf si troverà a ripensare
all’alta velocità abbassandola da 300 a 200 km/h.
Cosa
del resto che anche la
Germania ha già deciso di fare”.
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