Ma allora questo amianto?

Per chi non era presente all’assemblea di giovedì 18 settembre.
Il Ministero dell’Ambiente ha finalmente pubblicato, a luglio, un Protocollo per la gestione del rischio amianto, che si applica non ai cantieri ma all’ambiente esterno.
Il protocollo, nei suoi punti fondamentali:

1. Analizza la geologia del territorio attraversato dal tracciato del terzo valico, affermando che sarà possibile trovare rocce serpentinitiche (contenenti amianto) dal 20 al 50%.

2. Prescrive, per misurare la presenza di amianto nelle rocce, di fare, a seconda del tipo di roccia che si incontra, dei prelievi e di analizzare il materiale. In base al tipo di roccia e a queste analisi si stabiliscono così dei “livelli di pericolo”.

3. Prescrive, per misurare l’amianto aerodisperso, ovvero disperso nell’aria, di fare dei campionamenti con delle centraline: il numero dei campionamenti dipende da quei “livelli di pericolo” stabiliti dopo i prelievi e le analisi del materiale roccioso.
Domanda: chi fa i prelievi, fa analizzare il materiale e quindi stabilisce con quale livello di pericolo bisogna procedere per analizzare l’eventuale amianto disperso nell’aria?
Risposta: CoCiv, ovvero lo stesso consorzio che costruisce il Terzo Valico e avrebbe tutto l’interesse a dire che non c’è amianto.
Il protocollo inoltre non dice nulla su come l’amianto eventualmente trovato vada gestito, ovvero stoccato e trasportato: i camion girano per le nostre strade senza alcuna misura speciale.
Due facili e disarmanti constatazioni:

1. Il protocollo spiega come misurare l’eventuale presenza di amianto ma non come gestirlo.

2. Chi deve essere controllato si controlla da solo: è CoCiv che paga (coi nostri soldi) i tecnici che fanno campionamenti e analisi.

Circolo Vallemme Terra e Libertà

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