Le mani della ‘ndrangheta sul Terzo Valico
Un’inchiesta a cura della redazione di notavterzovalico.info e del
Comitato No Tav – Terzo Valico di Tortona
La notizia della sospensione dell’attività di due aziende
per infiltrazioni mafiose non stupisce nessuno dalle nostre parti. Trattasi
della Ruberto Srl di proprietà di Daniele Ruberto (vedi visura camerale) e della Idrotecnica di proprietà di
Francesco Ruberto (vedi visura camerale), entrambe con sede a Tortona in Piazza
Ester Mietta 4. Che Francesco Ruberto avesse legami con la criminalità e in
particolare con il clan dei Gaglianò lo sapevano anche i sassi. Idem che avesse
subito delle condanne per tangenti nel caso Ezio Dò, per l’aggressione ed
il pestaggio ai danni di un ambientalista facente parte di coloro che
manifestavano contro la cava Cementir di Voltaggio e per aver gestito senza
autorizzazione una discarica di rifiuti a Bosco Marengo. Ma anche chi non
avesse prestato attenzione alle pesanti dicerie sul suo conto avrebbe dovuto
aprire gli occhi dopo l’agguato che fu teso all’imprenditore nel 2007, quando
fu preso a colpi di pistola e riuscì a fuggire buttandosi nei campi con il suo
suv. Quello che si fa un po’ più fatica a digerire è che esistano precise
direttive che impongono di dedicare la minima attenzione possibile al fenomeno.
Solo la Stampa dedica un articolo al
fatto, facendo tra l’altro passare le due aziende (una edile e una di
smaltimento rifiuti, i settori preferiti dalla ‘ndrangheta) come due ditte
qualunque, mentre sono invece tra le principali della nostra provincia. Ditte
che possono vantare la costruzione dell’outlet di Serravalle, tanto per dirne
una.
La triste verità è che nella nostra omertosa provincia parlare di ‘ndrangheta è qualcosa di socialmente ed economicamente sconveniente. Altrimenti non si spiega come mai gli enti continuino a dare permessi per aprire cave ben sapendo chi le gestisce e i Comuni continuino a servirsi di ditte di famiglie mafiose. Chi gestisce cave versa oneri al Comune, anche un euro a metro cubo di materiale scavato, e pecunia non olet. Se poi i buchi vengono riempiti con rifiuti tossici non è colpa loro. In Alessandria, per fare un altro esempio, dopo l’arresto del consigliere Giuseppe Caridi, condannato in appello per appartenenza alla ‘ndrangheta, ci si aspettava che il Comune facesse piazza pulita della rete di affari legata all’ex sindaco Fabbio. Invece eccolo lì, il fratello del mafioso, con la sua ditta di impiantistica elettrica egemone sul mercato alessandrino, farsi intervistare di fianco al nuovo Sindaco, come principale sponsor della festa di capodanno. Le vetrine della sua azienda in via Maggioli, ai bei tempi della giunta Fabbio, erano una bacheca elettorale del fratello. È cambiata l’amministrazione ma lui è sempre in sella, sempre a prendere appalti dal Comune, in cambio di un’elemosina per organizzare qualche festa in una città che ormai di soldi non ne ha più. Come a Genova, quando l’ex sindaco Marta Vincenzi sosteneva che non c’era alternativa a Gino Mamone, re delle bonifiche, con un’interdizione antimafia e varie inchieste pendenti, perché i mezzi che aveva lui non li aveva nessuno.
È grazie a questi meccanismi che oggi le istituzioni possono bloccare due delle principali aziende della Provincia senza che quasi nessuno se ne accorga. La ‘ndrangheta c’è, ma non diciamolo troppo forte. Niente conferenze stampa, niente telecamere, niente domande. Addirittura, secondo quanto riporta la Stampa, l’interdizione (non si capisce nemmeno se si tratti di un blocco totale delle attività o di un’interdizione dagli appalti con la pubblica amministrazione) risale a quest’estate, ad opera di Prefettura e Provincia.
La triste verità è che nella nostra omertosa provincia parlare di ‘ndrangheta è qualcosa di socialmente ed economicamente sconveniente. Altrimenti non si spiega come mai gli enti continuino a dare permessi per aprire cave ben sapendo chi le gestisce e i Comuni continuino a servirsi di ditte di famiglie mafiose. Chi gestisce cave versa oneri al Comune, anche un euro a metro cubo di materiale scavato, e pecunia non olet. Se poi i buchi vengono riempiti con rifiuti tossici non è colpa loro. In Alessandria, per fare un altro esempio, dopo l’arresto del consigliere Giuseppe Caridi, condannato in appello per appartenenza alla ‘ndrangheta, ci si aspettava che il Comune facesse piazza pulita della rete di affari legata all’ex sindaco Fabbio. Invece eccolo lì, il fratello del mafioso, con la sua ditta di impiantistica elettrica egemone sul mercato alessandrino, farsi intervistare di fianco al nuovo Sindaco, come principale sponsor della festa di capodanno. Le vetrine della sua azienda in via Maggioli, ai bei tempi della giunta Fabbio, erano una bacheca elettorale del fratello. È cambiata l’amministrazione ma lui è sempre in sella, sempre a prendere appalti dal Comune, in cambio di un’elemosina per organizzare qualche festa in una città che ormai di soldi non ne ha più. Come a Genova, quando l’ex sindaco Marta Vincenzi sosteneva che non c’era alternativa a Gino Mamone, re delle bonifiche, con un’interdizione antimafia e varie inchieste pendenti, perché i mezzi che aveva lui non li aveva nessuno.
È grazie a questi meccanismi che oggi le istituzioni possono bloccare due delle principali aziende della Provincia senza che quasi nessuno se ne accorga. La ‘ndrangheta c’è, ma non diciamolo troppo forte. Niente conferenze stampa, niente telecamere, niente domande. Addirittura, secondo quanto riporta la Stampa, l’interdizione (non si capisce nemmeno se si tratti di un blocco totale delle attività o di un’interdizione dagli appalti con la pubblica amministrazione) risale a quest’estate, ad opera di Prefettura e Provincia.
Fiutando imbarazzo nel silenzio degli enti (perché
bloccare due ditte con accuse così pesanti e non renderlo noto?), abbiamo fatto
uno di quei “controllini” che, a quanto pare, solo noi sappiamo fare. Non
perché siamo più bravi, ma perché siamo gli unici che possono permettersi di
essere sinceri e non hanno paura di scrivere la verità.
Risulta che l’azienda che gestisce ed è proprietaria di parte di una delle cave destinate ad accogliere lo smarino del Terzo Valico, la cava Montemerla di Tortona situata accanto a scuole, al bordo di un popoloso quartiere e a fianco di un centro commerciale, il sito più grande nella zona del tortonese destinato ad ospitare circa 2.200.000 mt. cubi di smarino provenienti dai cantieri, sia la Euroter s.r.l.
Essa è di proprietà della signora Bettarello Giuliana Patrizia (vedi visura camerale) e ha la sede legale a Tortona sempre in Piazza Ester Mietta al civico numero 4. Guarda caso trattasi dello stesso indirizzo in cui hanno sede le due ditte dei Ruberto che hanno subito la sospensione per infiltrazione mafiosa. Sempre casualmente il Signor Ruberto Francesco e la Signora Bettarello Giuliana Patrizia risultano rispettivamente Socio e Amministratore Unico della T.R. Inerti Srl, un’altra ditta del settore sempre con sede in Piazza Ester Mietta al civico numero 4 (vedi visura camerale). Tutte coincidenze? Noi non avendone mai viste siamo pronti a scommetere di no e per avere ulteriore conferma del legame fra Ruberto e la Montemerla siamo andati a farci un giro in zona e parlando con gli abitanti ci siamo sentiti dire che Ruberto ha lavorato e lavora all’interno della cava. Se qualcuno avesse ancora dei dubbi lo invitiamo a farsi un giro da quelle parti. Ironia della sorte la Montemerla non era inzialmente prevista come cava da utilizzarsi per lo smarino del Terzo Valico e fu la Provincia di Alessandria a proporne l’inserimento nel piano cave come si evince dalla Relazione Istruttoria Finale (vedi pagina 23) preparata dall’Unità di Progetto “Terzo Valico”. Documento di relazione al Consiglio Provinciale del 15 Dicembre 2005 che diede parere favorevole, nonostante le dure contestazioni dei No Tav, al progetto definitivo del Terzo Valico.
Risulta che l’azienda che gestisce ed è proprietaria di parte di una delle cave destinate ad accogliere lo smarino del Terzo Valico, la cava Montemerla di Tortona situata accanto a scuole, al bordo di un popoloso quartiere e a fianco di un centro commerciale, il sito più grande nella zona del tortonese destinato ad ospitare circa 2.200.000 mt. cubi di smarino provenienti dai cantieri, sia la Euroter s.r.l.
Essa è di proprietà della signora Bettarello Giuliana Patrizia (vedi visura camerale) e ha la sede legale a Tortona sempre in Piazza Ester Mietta al civico numero 4. Guarda caso trattasi dello stesso indirizzo in cui hanno sede le due ditte dei Ruberto che hanno subito la sospensione per infiltrazione mafiosa. Sempre casualmente il Signor Ruberto Francesco e la Signora Bettarello Giuliana Patrizia risultano rispettivamente Socio e Amministratore Unico della T.R. Inerti Srl, un’altra ditta del settore sempre con sede in Piazza Ester Mietta al civico numero 4 (vedi visura camerale). Tutte coincidenze? Noi non avendone mai viste siamo pronti a scommetere di no e per avere ulteriore conferma del legame fra Ruberto e la Montemerla siamo andati a farci un giro in zona e parlando con gli abitanti ci siamo sentiti dire che Ruberto ha lavorato e lavora all’interno della cava. Se qualcuno avesse ancora dei dubbi lo invitiamo a farsi un giro da quelle parti. Ironia della sorte la Montemerla non era inzialmente prevista come cava da utilizzarsi per lo smarino del Terzo Valico e fu la Provincia di Alessandria a proporne l’inserimento nel piano cave come si evince dalla Relazione Istruttoria Finale (vedi pagina 23) preparata dall’Unità di Progetto “Terzo Valico”. Documento di relazione al Consiglio Provinciale del 15 Dicembre 2005 che diede parere favorevole, nonostante le dure contestazioni dei No Tav, al progetto definitivo del Terzo Valico.
Ora viene spontaneo
farsi alcune domande. Ruberto ha interessi nella realizzazione del Terzo
Valico? Considerato che nella cava operano persone legate alla ‘ndrangheta, non
sarebbe il caso di controllare cosa si trova nel sottosuolo? Data la stessa
premessa, è opportuno concedere l’utilizzo dell’area per lo stoccaggio dello
smarino del Terzo Valico? È lecito pensare che la criminalità organizzata possa
aver stretto accordi con il general contractor Cociv (Impregilo 64% – Società
Italiana per Condotte d’Acqua 31% – Civ Spa 5%) per gestire lo smarino
attraverso la ditta tortonese? Qualcuno ha il coraggio di dire che sarebbe la
prima volta? Considerato che la presenza delle mafie sul nostro territorio è
storicamente accertata dalla presenza di numerosissime aree inquinate da
rifiuti tossici, che alcuni responsabili sono stati in passato individuati e
arrestati, sembra intelligente aver firmato con Impregilo un protocollo
antimafia che è più che altro un’autocertificazione? Tra quanti anni si potrà
dire senza essere presi per matti che la nostra provincia è stata e continua ad
essere terra di conquista delle mafie? Come mai e in base a quali valutazioni
tecniche la Provincia di Alessandria chiese di considerare l’utilizzo della
Montemerla salvo poi negli anni successivi non autorizzare per ben due volte un
progetto di discarica nel medesimo sito considerata la collocazione in zona
esondabile dal torrente Grue?
Ecco, queste sono le domande che un giornalista vero farebbe.
Ecco, queste sono le domande che un giornalista vero farebbe.
Nel nostro piccolo, dal
2011 abbiamo cominciato a tracciare una mappa, sicuramente parziale, degli
affari di queste organizzazioni nella nostra zona. La Praga Holding di
Persegona e Boggeri ha subappaltato molti lavori, oltre a Ruberto, alla R.G.
Costruzioni dell’affiliato alla ‘ndrangheta Romeo, dall’outlet di Serravalle ai
palazzi Euronovi di Novi Ligure. Sempre loro hanno goduto del buon lavoro del
mafioso Caridi come capo della commissione politiche del territorio di
Alessandria per la speculazione edilizia operata a San Bartolomeo. Per tacere
degli appalti pubblici, musei, strade che hanno “regalato” ai mafiosi. Ora, con
il Terzo Valico, sono nuovamente all’opera le grandi ditte e il loro inevitabile
sottobosco.
Ancora una volta
possiamo affermare con forza che lottare contro il Terzo Valico è lottare
contro la presenza della ‘ndrangheta e delle mafie in generale nel nostro
territorio. Ancora una volta possiamo affermare con altrettanta forza che essere
favorevoli al Terzo Valico significa, come minimo, far finta di non sapere e
soprattutto non voler vedere. In altre terre la chiamano omertà. E anche in
questa terra esistono sia gli omertosi sia donne e uomini che seguendo
l’esempio di Peppino Impastato non hanno paura di gridare che le mafie sono una
montagna di merda.
Per chi volesse approfondire sulle ditte
coinvolte nei lavori di realizzazione del Terzo Valico e sul forte odore di
‘ndrangheta che si respira in basso Piemonte pubblichiamo i link ad alcuni
articoli tratti da questo sito e da alessandriainmovimento.info. Consigliamo
altresì di visitare il sito della “Casa della Legalità e della Cultura” dove
è possibile trovare articoli molto interessanti sulla triangolazione fra
politica, Terzo Valico e ‘ndrangheta in basso Piemonte e in Liguria.
Da Arquata a Tortona: siamo con voi! 02/10/2013
Contro le mafie, contro il Terzo Valico 30/09/2013
Ecco un’altra ditta dei soliti noti 03/06/2013
Un boss a Castelnuovo 23/04/2013
Terzo Valico, ancora ditte impresentabili 19/03/2013
NdrangheTav 14/10/2012
La mafia non esiste! 11/10/2012
Nelle mani dei banditi 10/09/2012
Comune di Novi, ansia da prestazione 20/08/2012
Alessandria – Gli affari della ‘ndrangheta 05/09/2011
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