A proposito della sentenza TAR sulla centrale da 49,9 MWt
In fondo al pezzo, ulteriori informazioni sui
danni da polveri sottili e un parere di Federico Valerio sulla sentenza del Tar
Lombardia
CHE TRISTEZZA!
Una settimana fa ho dato notizia della
sentenza Tar-Lombardia in merito al ricorso presentato un anno fa dai Comuni di
Alzano, Castelnuovo, Guazzora, Isola, Molino e Pontecurone contro la centrale
che la ditta “Immobiliare Casei Gerola” vuole erigere fra il vecchio
zuccherificio e il confine con Alzano-Molino e Castelnuovo.
Nel contempo avevo fornito informazioni
sui dati spaventosi relativi alla presenza di polveri sottili e ossido di azoto
nella nostra zona, con conseguente avvelenamento dell’aria e intensificazione
di malattie e tumori. Avvelenamento esemplificato da quella immagine,
pubblicata sull’ultimo numero del mensile «Il Comune», in cui appare una foto
tratta dalla relazione dell’Arpa con un filtro bianco e poi lo stesso filtro,
24 ore dopo, completamente annerito.
Quali le reazioni alla notizia?
- Non ho letto ancora alcun comunicato
emesso dai Comuni della Bassa Valle Scrivia che, a onor del vero, sono stati
tra i pochi a muoversi a suo tempo.
- Nessun commento da parte della Provincia
di Alessandria o di qualche suo assessore. Eppure i tecnici avevano dichiarato
che se la centrale fosse stata posizionata 200 metri più a ovest, in
territorio piemontese, l’avrebbero bocciata poiché priva dei requisiti
necessari. Poi la Provincia
è scomparsa di scena e di fatto, come si apprende dalla sentenza, ha fatto un
accordo con Pavia e non si è neppure presentata alle udienze del Tar.
- La carta stampata ha dato voce
esclusivamente al signor Bosone, presidente PD della Provincia di Pavia, il
quale ha esultato per la sentenza e ha gridato “Vittoria, vittoria!”. Caso più
eclatante: l’articolo del «Popolo di Tortona».
- E la gente? Nessuna reazione. Non uno
che mi abbia chiesto informazioni, a parte Donatella che mi ha scritto: “Io
suggerirei al presidente della Provincia di Pavia, Daniele Bosone,
di occuparsi della Certosa di Pavia in stato di degrado e
di Pavia che stanno distruggendo. Quante belle e utili cose si
potrebbero fare, utilizzando i soldi delle centrali inutili e inquinanti, per
migliorare la nostra offerta di turismo artistico!”.
Eppure non più tardi di una dozzina di
anni fa, all’epoca della Solchem, diverse centinaia di persone avevano
partecipato alle assemblee o alla “Marcia per la salute” pedalando da
Castelnuovo a Voghera con accompagnamento di cinquanta trattori e di calessi.
Cosa è successo nel frattempo? Le mie
segnalazioni, che cerco sempre di documentare bene, non interessano più? E
allora tanto vale smetterla di inviare messaggi e cercare di conoscere di
capire, di pensare cosa sia meglio fare
tenendo come obiettivo fisso il Bene comune.
Forse è subentrata una sorta di fatalismo
o di delega (classico il “Ma il Comune cosa fa?”) da parte di persone che non
spostano una cellula cerebrale e un dito per capire e per fare.
Le battaglie non le vincono né i Tar né i
Comuni, ma la gente che vuol bene al proprio territorio e si batte per la
bellezza e per la salute.
Ho letto la sentenza e ho provato un forte
senso di amarezza
- Nessun cenno ai problemi legati alla
qualità dell’aria che respiriamo e ai rischi sostanziali ma anche di immagine
per le produzioni agricole.
- Il fatto che l’Europa autorizzi nuovi
impianti con emissioni di fumi da combustione solo alla condizione che il
calore emesso e sprecato (nel nostro caso ben l’80%) venga invece utilizzato
per impianti di riscaldamento da spegnere viene superato con un “Il Piemonte ha
recepito la norma europea, ma la
Lombardia (di cui fa parte Casei) ancora no”.
- Ribadisce che in questo modo si
ottempera a una delibera che indicava il recupero dell’area dello zuccherificio
(sciaguratamente) chiuso anni fa. Ma come, se l’impianto, secondo il progetto,
dovrebbe sorgere fuori dall’ex-zuccherificio!
- La centrale richiederà manodopera
quantificabile in una ventina di persone. Per fare cosa?
Per togliere 3.500 ettari di terra
destinata a produzioni agricole alimentari; per emettere 52 tonnellate di fumi
al giorno; per tagliare boschi (ma dove?), per produrre energia elettrica di
cui siamo stracolmi ma che paghiamo sempre più perché lo Stato deve girare a
lor signori quanto ci toglie dalle tasche; per aumentare i rischi già elevati
di beccarci malanni devastanti.
- Con 75 milioni di euro si potevano
creare assai più di venti posti di lavoro e per attività assai meno impattanti
e più utili.
A mio avviso la cosa non dovrebbe finire
qui, ma solo se la popolazione si muove.
Non esistono bacchette magiche o deus ex
machina
È un po’ come una antica chiesetta
abbandonata: se sorge un Comitato che vuole salvarla, ricuperarla e poi
garantirne la manutenzione, allora occorre darsi da fare tutti insieme per restaurare
e far sopravvivere un aspetto della nostra comunità. Se invece tutti sono
indifferenti, allora è “giusto” che crolli e scompaia. Mi è capitato, per fare
un esempio, con l’immensa raccolta portata avanti per da solo di carri e arnesi
di un tempo; nessuno mi ha dato una mano e quindi il Museo della civiltà
contadina, mai nato, è andato in sfacelo. Solo se si lavora insieme per
conservare le nostre memorie storiche e i valori di un tempo si possono
ottenere risultati.
Infine un consiglio ai Comuni
Smettetela di andare avanti in ordine
sparso. Smettetela di aspettare che un problema vi aggredsca. Smettetela di
ragionare sui temi della salute con l’incubo del Bilancio comunale o di farvi
incantare da offerte pseudollaettanti.
I Comuni che hanno fatto ricorso al Tar,
con l’aggiunta di Sale, Casei e Tortona fanno parte della “Terra marrone” come
l’aveva definita con disprezzo un ingegnerone dell’Edison.
Siamo già circondati da impianti
pericolosi appena al di là del Po, verso Alessandria, verso est e sud-est. È un
susseguirsi di richieste di cave, di smaltitori, di discariche, di impianti
sospetti. Smettetela, ogni singolo comune, di affrontare per conto proprio
questo incalzare di richieste.
A mio avviso sarebbe opportuna una
delibera unitaria in cui si dichiari che la nostra è zona riservata a una
agricoltura di pregio (una quarantina di anno fa fu definita una delle tre zone
migliori d’Italia, insieme al Modenese e alla Campania), di artigianato e di
piccola industria di qualità.
Tale documento va ufficializzato e inviato
in Provincia e in Regione costituendo così un disincentivo agli appetiti di
eventuali speculatori incoraggiati dalla presenza di due autostrade, di
contributi a fondo perduto e dalla fame di soldi che attanaglia i Comuni.
Se questo non basta allora si affronti il
problema tutti insieme perché, anche se l’apporto di un singolo impianto
inquinante fosse minimo, questo si andrebbe ad aggiungere all’esistente
aggravando la qualità dell’aria che nella zona indicata sopra, sulla base dei
dati regionali, è ai livelli peggiori in tutto il Piemonte.
Smettiamola di considerare la Bassa Valle Scrivia solo come
un’entità geografica e folcloristica. Abbandonando la logica del procedere in
ordine sparso, diventi anche un Ente politico e amministrativo che
unitariamente tutela il suo territorio, la sua gente, la sua storia e la sua
salute.
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Sapevamo dell’incidenza
sulle malattie polmonari del Pm10 oltre
limiti,
ora abbiamo ricevuto questo
ulteriore contributo di conoscenze
L’inquinamento atmosferico superiore alla soglia dei 50
microgrammi per metro cubo è direttamente correlato con un aumento degli
episodi acuti a carico dell’apparato cardiovascolare, come scompensi acuti
(+32%), fibrillazione atriale (+57%), aritmie ventricolari (+39%) e sindromi
coronariche acute (+14%). Lo ha rilevato un team di ricercatori
dell’università’ di Brescia, guidato dalla professoressa Savina Nodari, in uno
studio condotto per un periodo di tre anni e presentato nel dicembre scorso al
74esimo Congresso Nazionale della Società italiana di cardiologia. “Lo studio
ha individuato una significativa associazione tra i livelli di Pm10 e i
ricoveri per eventi cardiovascolari acuti come le sindromi coronariche,
l’insufficienza cardiaca, il peggioramento dell’insufficienza cardiaca, la
fibrillazione atriale parossistica e le aritmie ventricolari”- spiega la Nodari -”L’effetto è stato
lineare, con un aumento del 3% dei ricoveri per ogni aumento di 10 microgrammi
di Pm10.
È stato messo in evidenza come questo
inquinamento non solo causa mortalità o patologie a livello respiratorio e
polmonare, ma anche a livello cardiaco e cardiovascolare”.
I danni causati dall’inquinamento sono ben documentati.
Malattie cardiovascolari, asma, allergie: ecco gli effetti negativi delle
polveri sottili sull’organismo Respirare polveri sottili (PM10) e sottilissime
(PM2,5) favorisce l’insorgenza di malattie cardiovascolari. Il particolato,
inoltre, aumenta l’incidenza di asma nei soggetti sani e facilita la formazione
di allergie respiratorie. Inoltre, un’ipotesi recente formulata ad Harvard è
che lo smog causi stress ossidativo nei neuroni contribuendo all’invecchiamento
del cervello.
Quanto fin qui esposto, non è uno scenario apocalittico,
tratteggiato da sfegatati ed irremovibili ambientalisti. Sono studi basati su
dati reali e tangibili prodotti dalla comunità medica e scientifica, di cui i
Sindaci del territorio, passati, presenti e futuri, dovrebbero tenere
conto. E in debita considerazione.
Commento di Federico Valerio
sentenza Tar
La sentenza del TAR Lombardia non ha preso in considerazione il fatto che
l’entrata in funzione della centrale alimentata a biomasse comporterà l’immissione
nell’ambiente di quantità rilevanti di inquinanti tossici e pericolosi per la
salute, in particolare PM10 e ossidi di azoto.
Questo carico inquinante si aggiungerà a quello già esistente e,
ovviamente non si fermerà entro i confini amministrativi della Provincia di
Pavia.
Pertanto, in tutto il territorio, sia piemontese che lombardo, dove
avverranno le ricadute di queste emissioni si registrerà un significativo
aumento dell’inquinamento atmosferico.
Questo evento è in evidente contrasto con le norme a tutela della salute
pubblica, che prevedono che, laddove i limiti di legge sulla qualità dell’aria
siano superati, occorre attivare misure atte a riportare la qualità dell’aria
entro i parametri ritenuti accettabili.
Il Piano per il risanamento e la tutela della qualità
dell’aria della Regione Piemonte ha inserito
il territorio di Castelnuovo Scrivia in zona 3p e il Piano prevede
che i comuni classificati in zona 3p devono predisporre piani di Azione
(articolo 7 del D.Lgs. n. 351/1999) al fine di ridurre il rischio di
superamento dei limiti e delle soglie di allarme stabiliti dal D.M. 2
aprile 2002 n 60, nell’ambito dei Piani per il miglioramento progressivo
dell’aria ambiente.
Poiché il territorio comunale di Castelnuovo Scrivia, in base ai risultati
dei modelli diffusionali, sarà interessato dalle ricadute degli inquinanti
emessi dalla centrale a biomasse, l’entrata in funzione della centrale è in
contrasto con il Piano d’Azione previsto dalla Regione Piemonte, come pure con
gli obblighi di Legge previsti dal
Decreto Legislativo 155/2012, dai quali il Piano d’Azione Regionale deriva.
L’entrata in funzione della centrale è certamente destinata anche a peggiorare la qualità dell’aria del Comune
di Casei Gerola e questo fatto è in contrasto con la classificazione del territorio di
Casei Gerola quale area di mantenimento,
per quanto riguarda la sua qualità dell’aria che, come stabilisce la
classificazione, deve essere mantenuta buona, ossia con livelli di
inquinamento i più bassi possibile e non certamente sistematicamente aumentati.
In tutti i casi, l’entrata in funzione della centrale comporterà una
palese violazione delle finalità del Decreto Legislativo 155/2012, valido su
tutto il territorio nazionale:
"mantenere la qualità dell'aria ambiente, laddove buona (Casei Gerola) e migliorarla negli altri casi (Castelnuovo
Scrivia)"
La scelta progettuale di massimizzare i profitti, realizzando a Casei Gerola un impianto con potenza
termica installata nettamente maggiore, rispetto alle necessità energetiche del
territorio che la ospita, impedisce di fatto, la realizzazione di un adeguato
progetto di tele-riscaldamento, tele-raffreddamento abbinato alla produzione di
elettricità.
L’utilizzo del calore residuo avrebbe comportato lo
spegnimento di numerose caldaie o di centrali più inquinanti, presenti sui
territori interessati alle ricadute delle emissioni inquinanti della centrale.
In questo modo, le finalità del DLS 155/2012 avrebbero potuto essere
rispettate o, quantomeno, l’impatto ambientale della centrale avrebbe potuto
essere molto minore.
Nella sua sentenza il TAR Lombardia sottolinea come
“ dal quadro generale emerge l’intenzione del legislatore
nazionale e comunitario di promuovere al massimo la realizzazione di impianti
di generazione di energia da fonti rinnovabili. La produzione di energia da
fonti rinnovabili riveste un ruolo cruciale nell’ambito delle azioni
strategiche in materia energetica , atteso che la politica energetica intercetta
ulteriori interessi pubblici di notevole rilievo come la tutela dell’ambiente”
A riguardo ci permettiamo di sollevare ragionevoli dubbi:
·
senza cogenerazione (recupero del calore), anche se
permesso dalla Regione Lombardia, la centrale di Casei Gerola è un pessimo
esempio di efficienza energetica, in quanto comporterà lo spreco del 70-80%
dell’energia delle biomasse combuste buttata, letteralmente, all’aria
·
tra tutte le fonti energetiche rinnovabili di cui
possiamo disporre (idrico, solare, eolico, biometano da digestione anaerobica),
la combustione delle biomasse è quella in assoluto più inquinante, a
parità di energia prodotta, con l’emissione di composti tossici e cancerogeni
La sedicente neutralità delle emissioni della centrale, nei
confronti delle emissioni di gas clima-alteranti, avrebbe dovuto essere
dimostrata da una seria Valutazione di Impatto Ambientale. Quanta emissione di
gas serra avviene per la produzione dei concimi usati per la coltivazione del
sorgo e per il trasporto delle biomasse e delle loro ceneri? Quanto metano di neo sintesi, formato durante
la combustione, sarà immesso in atmosfera? Quanto contribuirà questo gas,
certamente presente nelle emissioni della centrale e assente nella sintesi
clorofilliana, all’aumento dei gas clima-alteranti? 18
gennaio 2014
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