Protesta animalista a Pavia
Partecipano anche tre componenti della nostra lista Castelnovesi
e dintorni
Da Oggi
cronaca
È stata una
vera e propria mobilitazione quella che si è svolta a Pavia sabato
pomeriggio.
Una
manifestazione contro le pellicce che ha richiamato tante persone. Una nutrita
delegazione che ha protestato nella piazza vicino alla pellicceria Annabella una
delle più famose d’Italia: alcuni attivisti si sono denudati (pioveva e faceva
freddo) per protestare contro il trattamento barbaro e le violenze che subiscono
gli animali uccisi per essere trasformati in
pelliccia.
Per saperne
di più e sviscerare le motivazioni della protesta, abbiamo avvicinato
Paola
Re, Ivana Giganti e Bruno Stivicevic.
Che tipo di manifestazione
era?
La
manifestazione di sabato è stata relativa alla campagna
contro le pellicce. E’ una battaglia che da anni gli animalisti conducono
ostinatamente e che fortunatamente col tempo incontra sempre più adesioni anche
da parte di chi non si dichiara animalista. La scelta di Pavia è stata significativa perché a Pavia ha sede una delle aziende leader
nel campo delle pellicce: Annabella.
La
manifestazione si è tenuta nella piazza antistante la
pellicceria, ben sorvegliata e protetta dalle forze dell’ordine, temendo chissà
quali disordini. Molte persone si sono fermate davanti a manifesti, locandine,
volantini che mostravano immagini impressionanti ma purtroppo vere. La vita e la
morte degli animali da pelliccia è terribile e
inaccettabile.
Perché avete deciso di prendervi
parte?
Perché è
una causa per cui vale la pena impegnarsi. Amare gli animali non basta. Bisogna
fare un passo in più: tutelarli. Gli animalisti, spesso additati come
estremisti, incapaci di “adattarsi” alle regole della società “normale”, sono
persone che difendono gli animali da altre persone perché gli animali non possono farlo da soli e quando cadono nelle mani
di certi aguzzini, spesso diventa difficile
salvarli.
Le
manifestazioni servono, anche perché sono un momento corale in cui ci si ritrova
e ci si riconosce.
Pensate che l’uso delle pellicce sia in
calo o in aumento?
Non abbiamo
dati alla mano ma c’è la sensazione che ci siano sempre
meno pellicce in giro, anche perché la pelliccia costa parecchio e nella
situazione economica in cui versano moltissime famiglie, non si avanzano soldi
per questo genere di abbigliamento.
Abbiamo
notato, però, che sono aumentati gli inserti per guanti, colli, cappelli,
cappucci. Spesso l’acquirente è tratto in inganno perché pensa che questi
inserti siano di pelliccia finta ma in realtà in molti casi sono di cane e
gatto.
Ogni anno
vengono commercializzati circa due milioni di cani e
gatti per questo scopo, soprattutto in Cina.
Durante la
manifestazione di ieri molte ragazze si sono avvicinate incuriosite e quando
spiegavamo queste cose, erano stupite perché le ignoravano: è
per questo che vale la pena informare. A questo proposito vorrei
segnalare un sito specifico sul mondo delle pellicce: www.nonlosapevo.com
Prima avete parlato di immagini forti sui manifesti.
Le immagini
riprodotte sui manifesti di qualsiasi campagna contro le pellicce mostrano le
condizioni di vita e di morte degli animali da
pelliccia. Quando vengono catturati, rimangono vivi,
intrappolati e sofferenti prima che il cacciatore li prelevi dalla
trappola.
Talvolta
l’animale si amputa l’arto, rosicchiandolo per liberarlo dalla trappola. Nel
caso degli allevamenti, gli allevatori non considerano le esigenze dell’animale:
ciò che interessa è ottenere un manto folto e di
bell’aspetto. Gli animali sono sottoposti a stress, diventano aggressivi, vivono
in gabbie anguste, subiscono appositamente il freddo affinché il pelo si infoltisca.
I metodi di
soppressione in allevamento cambiano a seconda delle
dimensioni dell’animale.
Nel caso di animali grossi:
l’elettricità per via orale o anale, il proiettile nella nuca, il soffocamento
da gas.
Nel caso di animali piccoli: il colpo di
martello sul muso, il chiodo conficcato nella fronte,
l’annegamento.
Servono queste manifestazioni di
protesta e queste battaglie?
La
battaglia animalista contro le pellicce serve a sensibilizzare molte donne,
specie le più giovani, invogliandole a disaffezionarsi a un capo di
abbigliamento crudele e facilmente sostituibile.
Resta
invece fiorente il mercato di gran lusso, cioè quel mercato di cadaveri ambulanti che costano molto e che quindi
possono essere ancora considerati una sorta di lasciapassare per i grandi eventi
dell’alta società.
Nel mondo occidentale l’espansione del mercato della pelliccia va diminuendo ma non per questo deve diminuire d’intensità la protesta perché, a fronte di una tendenziale flessione dei mercati americani ed europei, vi è una crescita dei mercati emergenti (dalla Russia all’Estremo Oriente).
Nel mondo occidentale l’espansione del mercato della pelliccia va diminuendo ma non per questo deve diminuire d’intensità la protesta perché, a fronte di una tendenziale flessione dei mercati americani ed europei, vi è una crescita dei mercati emergenti (dalla Russia all’Estremo Oriente).
La fine
delle atrocità associate alla produzione delle pellicce è lontana ma non
impossibile.
13
gennaio 2013
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