ESPLODE LO SCANDALO T.A.V.
“Materiali pericolosi e di scarsa qualità”
Truffa allo Stato, frode, corruzione, associazione a delinquere: 31 indagati dalla Procura di Firenze tra cui Ercole Incalza. Dai test emerse il rischio di collasso della strutture ma nessuno provvide. Perquisizioni di Ros e della Forestale
Materiali scadenti per la costruzione della galleria, l’ombra
della camorra sullo smaltimento dei
rifiuti di cantiere del Tav
e il sospetto di favori negli appalti alle Coop
rosse. Sono le ipotesi della Procura di Firenze che indaga
sul nodo fiorentino dell’Alta velocità. Per i magistrati, che
hanno iscritto nel registro degli indagati 36 persone
tra cui dirigenti del ministero delle Infrastrutture e delle Ferrovie, il
materiale ignifugo sarebbe stato di qualità scadente: sarebbe stato allungato
con l’acqua con conseguenti gravi problemi per la sicurezza. Ma non solo: lo smaltimento delle terre di scavo, da cui è
partita l’indagine, sarebbe stato un affare di una ditta riferibile al
clan dei
Casalesi.
I reati contestati sono, a
vario titolo, associazione a
delinquere, corruzione, truffa, frode nelle pubbliche
forniture, traffico illecito di rifiuti,
violazione delle norme paesaggistiche e abuso
d’ufficio. Venticinque le perquisizioni in
varie città d’Italia da parte dei carabinieri del Ros e degli uomini della
Forestale. Obiettivo dell’inchiesta, coordinata dal
procuratore capo di Firenze, Giuseppe Quattrocchi e dai pm Giulio Monferini e Gianni Tei,
comprendere i meccanismi di gestione degli
appalti, dei subappalti e sull’esecuzione delle opere e
lo smaltimento abusivo dei
rifiuti.
I magistrati hanno anche
disposto il sequestro della maxi-trivella che stava scavando il
tunnel di 7,5
chilometri sotto il capoluogo toscano. La trivella, la
cosiddetta talpa chiamata Monna Lisa, sarebbe stata montata con guarnizioni non
idonee a sostenere le pressioni dello scavo e materiali non
originali.
Galleria con materiali
scadenti. “Il risultato non è solo
un risparmio economico illecito per il subappaltatore, ma la fornitura di un
prodotto concretamente pericoloso e non conforme alle specifiche contrattuali
come risulta dalle prove a cui i ‘conci’ sono stati
sottoposti in laboratori sia in Germania, sia in Italia”, sostiene
l’accusa. In particolare “dai test ripetuti si è manifestato evidente il
fenomeno del collassamento della
struttura dovuta al calore e al fuoco”. L’Europa dopo il
disastro del tunnel del Monte Bianco
aveva imposto “specifiche tecniche di resistenza al fuoco e
al calore” di questi rivestimenti. Invece qui, sempre secondo le tesi
dell’accusa, le percentuali di parti ignifughe nei componenti sono state abbassate.
Smaltimento dei rifiuti in odor di
camorra. Per i pm una ditta che si occupava di smaltire fanghi e
rifiuti (terre di scavo) dai cantieri sarebbe legata alla camorra e in particolare al
clan dei Casalesi. Secondo l’accusa
“le ditte smaltitrici si dividevano in pieno accordo i quantitativi di fanghi e acque, e si occupavano anche della
loro raccolta, trasporto e smaltimento in discarica”. L’indagine, del
resto, è partita seguendo le tracce delle terre di
scavo trasformate in rifiuti durante la costruzione di una
galleria di ausilio per i lavori della Tav. Migliaia le tonnellate “smaltite
abusivamente”: dagli accertamenti è emerso “che l’attività di
smaltimento veniva gestita attraverso una precisa e
organizzata regia. I vertici di una importante società
di settore davano indicazioni e direttive puntuali ad altre ditte minori
coinvolte nel traffico illecito; pertanto la Rete Ferroviaria
Italiana pagava gli elevati costi di smaltimento alle ditte, ma in realtà i
rifiuti non seguivano la corretta procedura prevista dalla normativa vigente,
creando quindi, un indebito profitto a favore delle varie ditte
interessate”. Dal punto di vista ambientale, “la gravità del reato
consiste nel fatto che” i rifiuti, soprattutto i fanghi venivano scaricati direttamente nella falda
acquifera posta nelle vicinanze dei lavori con il rischio di
contaminazione della stessa e del
suolo”.
Appalti alle Coop rosse. Indagata ex
presidente Umbria. A Maria Rita Lorenzetti, ex presidente
della Regione Umbria e presidente dell’Italferr
(società di progettazione del gruppo Ferrovie) vengono
contestati l’abuso di ufficio, l’associazione a delinquere e la corruzione.
"Svolgendo la propria
attività nell'interesse e a vantaggio della controparte Nodavia e Coopsette mettendo a
disposizione dell'associazione le proprie conoscenze personali
i propri contatti politici e una vasta rete di contatti grazie ai quali
era in grado di promettere utilità ai pubblici ufficiali avvicinati e
conseguendo altresì incarichi professionali nella ricostruzione dei terremoto in
Emilia in favore del coniuge"
Indagati anche diversi
funzionari ministeriali, fra questi Gualtiero Bellomo, della commissione Via del
ministero, la commissione di Valutazione dell'impatto ambientale che, secondo
l'accusa, in cambio di favori ("assunzioni di parenti,
consulenze, riconferma nell'incarico al ministero") "si metteva a
disposizione per stilare pareri compiacenti e declassificare per esempio i
fanghi di perforazione in terra non inquinata e svelava anche chi, all'interno
della commissione, era di parere contrario". Altro funzionario finito
nell'inchiesta Ercole
Incalza, 67 anni, ingegnere pugliese, già
presidente TAV, poi collaboratore di Lunardi, Matteoli e di Passera, dirigente del ministero delle
infrastrutture confermato dal
governo Monti, uno già coinvolto in inchieste
agli albori della Tav ma sempre assolto perché il
reato cadeva in prescrizione.
Sono scattate questa mattina in diverse città italiane
le perquisizioni per un'inchiesta partita dalla procura di Firenze sulla Tav.
Trentuno indagati, fra questi funzionali del ministero delle Infrastrutture,
dirigenti delle ferrovie. Tra i nomi di spicco oltre a Lorenzetti, ex
governatore dell'Umbria (Pd), società del Gruppo Ferrovie, Valerio Lombardi,
dirigente Italferr in qualità
di responsabile unico del procedimento, i vertici delle società
appaltatrici. I reati contestati ad alcune delle persone coinvolte vanno dalla
truffa ai danni della pubblica amministrazione, alla corruzione, alla gestione
abusiva dei rifiuti e all'associazione a
delinquere.
Tre
considerazioni
a
caldo
- I reati contestati - corruzione, truffa, gestione abusiva dei rifiuti - oltre ad altri reati contro la pubblica amministrazione, sono troppo gravi e coinvolgono anche soggetti riferibili a strutture pubbliche per essere ignorati dai committenti pubblici di questa grande opera inutile, costosa e dannosa.
Tutto va fermato, subito, e vanno utilizzate quelle risorse per opere realmente utili al trasporto locale e alla sicurezza del territorio.
- Questa notizia arriva subito dopo le prese di posizione SI TERZO VALICO ad alta velocità di sindacati e forze politiche sia in Piemonte che in Liguria. Si veda ad esempio il recentissimo SI dell’Amministrazione di Genova che ha visto un massiccio voto favorevole (compresi quelli del SEL e della Lista Doria), con il solo voto negativo di Antonio Bruno della Federazione della sinistra e l’uscita dall’aula dei Cinque stelle.
- I reati contestati - corruzione, truffa, gestione abusiva dei rifiuti - oltre ad altri reati contro la pubblica amministrazione, sono troppo gravi e coinvolgono anche soggetti riferibili a strutture pubbliche per essere ignorati dai committenti pubblici di questa grande opera inutile, costosa e dannosa.
Tutto va fermato, subito, e vanno utilizzate quelle risorse per opere realmente utili al trasporto locale e alla sicurezza del territorio.
- Questa notizia arriva subito dopo le prese di posizione SI TERZO VALICO ad alta velocità di sindacati e forze politiche sia in Piemonte che in Liguria. Si veda ad esempio il recentissimo SI dell’Amministrazione di Genova che ha visto un massiccio voto favorevole (compresi quelli del SEL e della Lista Doria), con il solo voto negativo di Antonio Bruno della Federazione della sinistra e l’uscita dall’aula dei Cinque stelle.
Chissà se i 31 SI avranno una crisi di
coscienza?
- Ho avuto occasione di
recente di sentire il parere di alcuni proprietari di
cave tortonesi in cui dovrebbe finire lo smarino delle
gallerie. Erano felicissimi di essere stati baciati dalla fortuna. Guadagniamo a
vendere ghiaia, poi a colmare i buchi e infine a riavere terreni bonificati.
Massima fiducia in chi aveva detto loro che i No TAV
sono dei pazzoidi violenti, pericolosi e contaballe. Non esiste un grammo di
amianto, le rocce trattate con schiumogeni fanno bene alla salute, arrivare sino
alle falde arricchisce l’acqua di sostanze miracolose e di elisir di lunga vita.
Nessuna preoccupazione perché tutto sarà controllato da loro in ogni
particolare. Alleluja Alleluja!
Chissà se ora avranno anch’essi una crisi di
coscienza?
Se volete il mio parere: a costoro non gliene frega
niente del territorio, della natura, di una economia
rispettosa della bellezza del mondo, della salute di noi tutti.
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