L'assemblea di Rivalta e la marcia di Novi

Mentre quelli del Cociv continuano con le loro trivelle qua e là sul territorio ligure, disboscano, accennano ad allestire cantieri e dalla signora Moratoria non arriva alcun segno di vita, alcune  piccole considerazioni sulla marcia di Novi, buttate lì solo come contributo di idee, senza alcuna pretesa di proporre una linea.
- Un tempaccio disastroso, ma il dato di fatto su cui occorre ragionare è il leggero calo di partecipazione rispetto alla marcia di Arquata, mentre tutto lasciava supporre che  fosse in corso una forte crescita di adesioni.
- L'intervento di Perino è un po' in contrasto con la linea dei nostri comitati, ognuno con le sue caratteristiche o strategie, ma certamente uniti dal presupposto che mai, come movimenti, si deve reggere la coda a una forza partitica, per quanto a noi vicina. Perino ha sbagliato, nulla di grave, ha mille meriti, ma a mio avviso la cosa non s'ha da ripetere.
-  Buono il risalto dato dai giornali alla marcia; ma occorre individuare chi strappa i manifesti, diffonde voci di calate barbariche e va ad intimidire i negozianti inducendoli a chiudere.
- Perfetta la marcia, Ottimamente organizzata, allegra, composta, ricca di messaggi, ironica e ...anche folcloristica con i suoi sbandieratori di bandiere No Tav.
- Occorre avviare - a fianco del blocco degli espropri, delle assemblee, dei volantinaggi, delle marce -  una azione di pressione politico - giuridica contro il Cociv facendo in modo che non possa più muoversi come se noi non esistessimo. In sintesi estrema: basta con la legge obiettivo! niente proroga di uno o due anni! non possono intraprendere alcuna attività non essendovi un progetto esecutivo approvato.
Ricordandovi che se volete sapere tutto della marcia di sabato 20 aprile basta collegarsi al sito  Notavterzovalico.info
- In allegato una foto simbolo di una lotta che dura da 21 anni: il primo striscione, quello dell'estate 1992,  con lo slogan. "Un profitto per pochi, un danno per molti, a spese di tutti noi".
- Il secondo allegato è un modesto contributo di argomentazioni contro le banalità e falsità dei Si Tav. Allego il mio intervento fatto a Rivalta giovedì e non altri per il semplice motivo che il mio ce l'ho sotto mano, mentre altri ragionamenti assai interessanti li ho sentiti ma non trascritti.
Antonello Brunetti




È certo: sui 54 chilometri della tratta, il territorio fra Novi e Rivalta sarà quello più in difficoltà e le vostre condizioni di vita peggioreranno nettamente e poi, a opera conclusa, vi troverete con un paesaggio completamente stravolto, dopo i misfatti di questi ultimi trent’anni che hanno trasformato una delle terre più fertili e belle della antica Frascheta, in una gigantesca colata di cemento e di asfalto.

Vi aggiungo un ulteriore aspetto che non era stato evidenziato in passato; la creazione di chilometri di cemento e pannelli verdi ai lati della ferrovia. Hanno distrutto quelle belle cortine arboree che un tempo affiancavano i binari e cosparso persino le poche ceppaie residue con quintali di Randup e ora, per annullare ogni aspetto paesaggistico, ecco queste lucrose  e soffocanti barriere di cemento e plastica, alte 3 metri, che non recepiscono neppure, tra l’altro, la possibilità di essere costituite da pannelli solari con relativa produzione energetica.

Questa sera incentrerò il mio intervento sugli slogan che secondo i pro TAV determinano l’urgenza e necessità di quest’opera. SI tav che non vediamo mai alle nostre assemblee e che, quando casualmente li incrociamo, siano essi dirigenti Cociv o sindaci, rimediano solo figure barbine poiché siamo assai più documentati noi che non tutti questi ingegneri e amministratori.

Ne ho posti in fila alcuni, senza un ordine preciso. Vediamoli partendo da quelli che sono ritornati in pista in questi ultimi giorni.



- Il cardinale Angelo Bagnasco, fra un intermezzo vaticano e l’altro, benedice, come fa da anni, l’avvio del Terzo Valico. Mi aspetto ormai di vederlo dietro papa Francesco, come fa il buon Paolini dietro ai personaggi famosi, con il cartello “Viva Cociv, viva il cemento, viva il Terzo Valico”. Due giorni fa, prendendo il testimone dal famoso plurinquisito Luigi Grillo, ha detto che finalmente il Terzo Valico è cosa fatta”.

Birbantello di un Angiolino, non si dicono le bugie, altrimenti si corre il rischio di doverle scontare in Purgatorio!

Quello che dici riflette la volontà dei predoni della terra che vorrebbero allestire qualche cantiere, cominciare qualche buco e poi sarà assai più dura per noi fermarli!

In realtà il Cociv ha ottenuto qualche terreno demaniale o comunale, soprattutto in zona ligure, ma è stato bloccato in quasi tutti gli espropri alessandrini nonostante la collaborazione di alcuni Comuni. Gli unici interventi consistono nell’abbattimento di alberi in queste aree, coperture in ghiaia e poi asfalto a profusione. È una partenza che somiglia a quella del febbraio 2011 quando a Sampierdarena annunciarono il 45° avvio dei lavori e si vide una ruspa andare all’arrembaggio di un mucchio di terra depositato lì il giorno precedente e spostare una bennata venti metri più in là fra gli applausi di Matteoli, Scajola e Burlando che sbavavano di goduria come pazzi.



-“Subito il terzo valico per il rilancio, anche a costo di entrare un conflitto con quelle istituzioni che non ottemperano a ciò».  “Le grandi opere infrastrutturali costituiscono un volano importante per l’economia in questo momento di crisi”

Due giorni fa così ha affermato Bonanni della Cisl. Il supponente Bonanni minaccia sfracelli, ma l’aveva battuto in volata il governatore Burlando che il giorno prima aveva detto che “Genova reagirà contro chi prova a mettersi contro questa cosa” (taglio del naso, lobotomia, taglio della testa? Mah?! Tra l’altro Burlando aveva anche detto una cosa terrificante che offro alle vostre intelligenze come spunto di riflessione: Le cose, le grandi opere vengono prima delle persone.

Disastro ambientale, distruzione di territori splendidi come la Val Lemme, Voltaggio, inaridimento delle fonti appenniniche da Fraconalto a Novi, milioni di metri cubi di roccia amiantifera (come attestato dall’Arpa di Alessandria), traffico di circa duemila camion al giorno lungo la valle Scrivia, ulteriori immense colate di cemento e asfalto nella piana fra Arquata e Tortona; frantumazione di una memoria storica e di vivibilità in zone dell’Appennino ancora legate al territorio sono per lui un piccolo prezzo da pagare alla “cosa”. Centomila persone sacrificate agli idoli della “crescita” e del profitto: una concezione da conquistadores! Allora lo chiamavano ORO, ora lo chiamano LA COSA.

Torniamo al volano della economia

L’unico volano che abbiamo verificato nelle grandi opere è quello di un potere sempre più forte delle grandi ditte e delle banche, a cui si sono asserviti i partiti e i sindacati.

Un’opera inutile, super solo nella gigantesca spesa, assai superiore allo standard europeo, con conseguenze paurose su ambiente, salute ed etica. Questo è un volano solo per la cricca che la parassita da due decenni. Una cricca che ho battezzato I sette della P, ossia predoni, padroni, padrini, pennivendoli, prezzolati, politicanti, preti con ovviamente l’eccezione di molti, a cominciare da don Gallo.

Il rilancio economico non ha bisogno di linee veloci, ma di una programmazione seria che ci faccia fare qualche passo indietro, quando si teneva di vista il bene comune e la piccola e media impresa.

Se vogliamo fare un investimento di quasi 7 miliardi di euro, ammesso che ci siano, creando almeno 30.000 occupati e non i 2.000 o i 4.000 che  Burlando cita alternandoli a seconda di come gli viene. 4.000 occupati costosissimi che fra sette anni vanno riciclati in altre opere similari.

E sul territorio? A parte i posti di lavoro che si perderanno a causa degli sfracelli provocati da quest’opera, avremo solo container di passaggio, senza alcuna fermata o Distripark per la lavorazione della merce.

L’ho scritto varie volte e lo ribadisco:


L’Italia non ha bisogno di opere “lunardiane” ma di


- treni efficienti per milioni di pendolari


- risanamento idrogeologico


- sostegno all’artigianato e alla piccola industria


- un’agricoltura presidio ambientale e con produzioni locali  sane e motivate


- rilancio dell’edilizia nei settori scolastici, nel recupero dei centri storici e contro gli


  sprechi energetici


- tutela e valorizzazione dei beni culturali e ambientali.




- Chi si oppone al treno alta velocità è contro l’ambiente e vuole favorire camion e autostrade

Tutti siamo d’accordo che per il trasporto merci sia meglio il treno rispetto ai camion. Ma cosa c’entra il Terzo Valico con le merci?

Viaggiare più veloci? Trasportare un sacco di merci?  Mancanza di valichi?

Le merci su treni non hanno bisogno di velocità ma di organizzazione (ad esempio non le sei ore per percorrere il tratto Sampierdarena-Voltri).

Non ci sono merci; anziché i 4 milioni di teu previsti per il 2010 e i 5 milioni per il 2015 siamo a Genova a due milioni, ma ora, dati dell’Autorità del porto, non arrivano neppure a 30.000 i contenitori annui che superano l’Appennino, verso la mitica Padania, ossia l’1,5%, equivalenti a circa sei treni giornalieri.

Abbiamo già cinque valichi, tre dietro Genova, uno a Savona e uno a La Spezia. Questo sarebbe il sesto, totalmente inutile poiché le attuali linee, così come sono adesso, possono trasportare 3 milioni di teu e, se ammodernate, almeno 6 milioni.

Gli studi degli ultimi due anni parlano di un crollo del trasporto merci e soprattutto della totale indifferenza dei porti del nord Europa di ricevere, via binari, dall’Italia un massimo, ammesso che ci siano contributi adeguati mai in passato concessi, di 300.000 container che fa la media incredibile, e superiore addirittura a quella tedesca, del 25% (2 milioni di container -  meno il 40% che va verso est o verso ovest - fa 1 milione e 200.000 - 300.000 verso nord sono il 25% - attualmente lo ripetiamo lì1,5%)



Una linea mista TAC e TAV     ci viene chiesta da tutta Europa

Balle! L’Europa non tirerà fuori un euro per 54 chilometri di Terzo Valico, soprattutto perché la linea non è transnazionale e non supera i 200 chilometri.

Come non hanno tirato fuori un lirino le ditte, le banche e i privati che dovevano coprire il 60% della spesa e con questa falsità si sono aggiudicati progettazione, esecuzione, controllo e profitti che pagheranno tutte le famiglie italiane con una quota media di 330 euro più, per decine di anni,  il disavanzo enorme (come affermato da Moretti) per la gestione.

Ma quale linea mista?

In nessun paese del mondo esiste, poiché non possibile, una linea mista. Le merci pesanti viaggiano su linee apposite a velocità modeste (negli USA a 40 km. orari) con particolare attenzione non al tempo impiegato ma all’efficienza dei nodi, degli smistamenti e dello scarico.

Ad esempio la linea mista TAV-TAC Torino-Milano in due anni non ha visto un solo treno merci e sulle 220 corse previste per i passeggeri siamo ora a quota dodici.

Va ricordato che della proposta, tanto in voga nel 1993, del corridoio 5 Lisbona-Kiev a cui il Terzo Valico si sarebbe allacciato (l’invenzione Rotterdam è venuta dopo) non si parla più. Il Portogallo l’ha cancellata, la Spagna ha detto che non è nelle sue priorità, l’Ucraina manco si sogna di attivarsi, fra l’Italia e la Slovenia sono scomparsi addirittura i collegamenti ferroviari normali



Andremo in 40 minuti da Genova a Milano

Qualcuno tira ancora in ballo la velocità passeggeri, quella che, secondo gli spot pubblicitari, avrebbe portato ogni giorno 50.000 persone da Mi a Ge e viceversa a 300 chilometri orari. Si è un po’ ridimensionato e il tempo previsto è di 50 minuti e non parla più di totale passeggeri (ora non superano i 2.000). E pensare che il Pendolino negli anni ’90, utilizzando le linee esistenti, impiegava 60 minuti con breve sosta a Voghera. Abbiamo svenduto la licenza alla Francia. Il motivo è semplice: il pendolino vanificava questa impellente necessità di nuove linee TAV!

Quindi a chi sostiene questo, pare logico spendere 7 miliardi di euro per trasferire borse di pelle con annesso manager da una città all’altra con un risparmio di “indispensabili” dieci minuti!



- Aggiungono che queste merci trasferite dal porto di Genova daranno ricchezza alle aree piemontesi. Balle! Non è affatto prevista alcuna sosta per lavorazione di merci, assemblaggi o cose del genere. Nulla è previsto per San Bovo se non cantieri e deposito di smarino. I container viaggeranno senza alcun intervento e al massimo con sosta e carico a Rivalta su camion.



- Con il Terzo Valico migliorerà la situazione dei pendolari

Un buco di 39 km fra Fegino e Novi Ligure pronto - forse - tra 15 anni non risolverà alcun problema di mobilità, a differenza di una serie di interventi complessivi sulle tre linee esistenti dietro Genova, atti a migliorare e fluidificare la circolazione: la riorganizzazione dei nodi ed altri interventi sul segnalamento e sull'organizzazione generale del servizio.

Con un minimo impatto ambientale e costi enormemente inferiori a quelli del Terzo valico, si potrebbe - non tra 15, ma tra pochi anni - ridurre i tempi di percorrenza tra Genova e Milano a poco più di un'ora. Questa si che sarebbe una media velocità utile, sostenibile e concorrenziale rispetto all’auto.

La tendenza della politica verso i pendolari è assai diversa e apprendiamo che il governatore del Piemonte da giugno sopprimerà un terzo dei treni per i pendolari, ricavandone una cifra di 120 milioni di euro, 45 dei quali sono già destinati alla terza tangenziale tortonese (altro terreno agricolo sommerso dal cemento) che consentirà, collegando il casello con la zona Iper di far transitare sotto gli occhi della statua di don Orione, centinaia di camion al giorno colmi di smarino all’amianto (1.700.000 m. cubi) in direzione della gigantesca area Montemerla.

Va aggiunto un altro particolare: un abbonamento mensile di seconda classe Genova-Milano per un ipotetico Frecciarossa che con il Terzo valico impiegherebbe comunque 50-60 minuti per collegare le due città verrebbe a costare una cifra difficilmente sostenibile per la maggioranza degli abbonati Genova-Milano, ovvero almeno più del doppio delle attuali tariffe intercity. E poi non esiste affatto una domanda per treni veloci e conseguentemente cari fra Genova e Milano. Il Terzo Valico non darà vantaggi alle migliaia di cittadini e pendolari che quotidianamente si muovono all’interno della intera tratta, anzi sottrae loro enormi risorse che servirebbero invece per garantire il servizio e realizzare le infrastrutture e gli investimenti realmente necessari.

Questo elenco di slogan facilmente smontabili poiché costruiti su dati volutamente falsi potrebbe andare avanti a lungo.

Mi limiterò ad accennare a un ultimo argomento



“Tutto è sotto controllo e ambiente, salute e onestà sono assicurati”
Dio ci scampi dalla sensibilità ambientale di questi signori che dopo aver distrutto tutto, mettono qualche alberello che poi non curano e tutto secca e sparisce. Molto più attenti ai rapporti con i Comuni a cui garantiscono interventi a iosa purché fatti con il cemento e l’asfalto, tipo gigantesche rotatorie o viadotti. Per la salute basti sentire cosa replicano alla questione amianto. “Abbiamo esaminato e non c’è traccia di amianto; se dovesse emergere provvederemo in corso d’opera e provvederemo agli indennizzi” (forse regaleranno a ciascuno di noi una mascherina di garza). Mai dato in visione a chicchessia un solo risultato di queste indagini geologiche. Le hanno fatte? Sono negative? E allora perché non ci zittiscono mostrandole a tutti ed effettuandone qualcuna con il controllo dell’Arpa?

Sull’onestà, chiamiamola così, c’è il processo 1998 fori pilota con l’accusa di Truffa aggravata nei confronti dello Stato, finito con la prescrizione per legge Cirielli, c’è il colloquio, intercettato dai carabinieri e diffuso  dalla trasmissione Piazza pulita, fra la ndrangheta piemontese e alcuni uomini politici, relativa all’inserimento delle ditte indicate da questi criminali nei subalpalti del Terzo Valico. C’è infine lo scandalo TAV, in cui la procura di Firenze  ha incriminato 31 persone (fra i quali quell’Ettore Incalza, amico di tutti e soprattutto di Berlusconi, Lunardi e Altero Matteoli). L’accusa è precisa: utilizzo di materiale scadente e pericoloso con gravi conseguenze sulla sicurezza, associazione a delinquere, collegamenti con la camorra, corruzione, truffa, frode nelle pubbliche forniture, traffico illecito di rifiuti, scarico di fanghi inquinati direttamente nella falda acquifera, violazione delle norme paesaggistiche e abuso d’ufficio.

Direi che è sufficiente per indurci a far ballare l’occhio.



Conclusione

Dobbiamo partecipare alla marcia di sabato, anche se è prevista pioggia, per tanti motivi:

1 - dimostrare che non siamo quattro gatti ecologisti che vogliono tornare all’epoca delle candele.

2 - far capire il livello di preparazione e la serenità e allegria con cui portiamo avanti la difesa del nostro territorio.

3 - far capire ai sindaci che non possono decidere senza interpellarci.

- E questa partecipazione la dobbiamo ai nostri antenati che ci avevano lasciato un mondo decisamente migliore di quello attuale

- La dobbiamo agli uomini della Resistenza così numerosi lungo la valle Scrivia, i quali ci hanno insegnato che ci sono momenti in cui non si può stare alla finestra e aspettare che altri risolvano situazioni drammatiche che coinvolgono tutti

- Lo dobbiamo a noi stessi se vogliamo, al momento in cui si tirano i conti, essere orgogliosi di ciò che abbiamo fatto nel rispetto della dignità altrui e nostra

- Lo dobbiamo soprattutto ai nostri figli ai quali stiamo consegnando un mondo decisamente peggiore rispetto a quello che abbiamo ricevuto noi.

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