Alcune considerazione sulla marcia contro il Terzo Valico di una battaglia lunga 20 anni
a lunga 20 anni
Sgombriamo il campo sulla partecipazione.
Mario Bavastro si è assunto il compito di contare i marciatori.
Alla partenza da Serravalle erano 1.950, a Libarna 2.300, alle porte di Arquata 3.100 e in Arquata si sono aggiunti ai marciatori alcune centinaia di persone che li avevano attesi in piazza per gli interventi conclusivi.
I dati certi sono questi. Il che, dando la prevalenza a un conteggio in difetto, i partecipanti erano fra i 3.300 e i 3.500.
Quel che conta è stato il messaggio lanciato, affidato a due donne: Martina di Serravalle e Marina di Campomorone, due delle centinaia di persone sotto esproprio.
«Il mio percorso è stato comune a quello di tanti altri. Un giorno, a giugno, ci è arrivata una lettera dal Cociv in cui ci viene detto che devono prendere un pezzo delle nostre terre. Ho letto, mi sono informata e mi sono resa conto che questa non è un’opera di pubblica utilità, ma di pubblica distruzione», dice Martina dall’improvvisato palco. Legge il discorso con un po’ di timidezza: «L’ho scritto perchè non sono abituata a parlare in pubblico», avverte.
Ma la voce le torna forte e chiara quando dice che «siamo gente pacifica, sappiamo che sarà dura fermare l’opera, ma andremo avanti perchè siamo convinti che quei 6 miliardi e mezzo di euro, che sono soldi di tutti, vorremo che fossero usati per le nostre scuole, per altre opere, e non buttati a beneficio di pochi».
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