Ciao...

vi inoltro una mia lettera pubblicata sulla Provincia Pavese , ispirata dall'arroganza che, ancora una volta, chi ci governa ha dimostrato con le squallide "battute" degli ultimi giorni. Avrei voluto ricordare come alcuni anni fa, quella che si era permessa di deridere le difficoltà dei propri sudditi, in un Paese più civile del nostro, abbia sperimentato la ghigliottina. In quel Paese lì, da allora, chi governa sta ben attento a quello che dice ed in parte anche a quello che fa.

Ciao, Chiara.

SAN MARTINO Ho fatto un sogno ma la realtà è diversa n Ho fatto un sogno. Ho sognato che il Sig. Monti Mario un mattino si è svegliato nei panni di un padre di famiglia con mutuo e figli da crescere ed una lettera di licenziamento e così ha iniziato un estenuante percorso tra Centri per l’Impiego ed agenzie interinali alla ricerca del brivido di un nuovo posto di lavoro (non fisso, per carità!) per poi scoprire di essere troppo vecchio per un nuovo lavoro ma troppo giovane per andare in pensione. Ho sognato che la Sig.ra Fornero Elsa si svegliava alle 5.30 del mattino, saltava sul bus per raggiungere la stazione scoprendo che il treno era soppresso (per un guasto, per il gelo, per il caldo, perché in Italia il biglietto costa troppo poco). E mentre raggiungeva comunque il lavoro doveva risolvere, armata del solo telefono, il problema dell’anziano padre rimasto senz’acqua causa gelo. E a sera il percorso inverso verso casa,, dove Fornero Elsa approdava verso le otto , trovandovi bimbi urlanti, stremati da una giornata di affidamento a terzi, una casa da manicomio ed un marito angustiato dall’ennesima bolletta imprevista. Ho sognato la Sig.ra Cancellieri Annamaria che, non abitando vicino ai genitori, e lavorando a 50 Km. da casa doveva farne altrettanti in direzione opposta per assistere il padre infartuato, scoprendo che il suo contratto di lavoro non prevede permessi per famiglia
e quindi usando le ferie e tirando fuori dai suoi € 1.200 mensili anche i soldi per la baby sitter che ritirasse il bambino all’asilo alle quattro e la badante che desse da mangiare al papà, chè in ospedale non ci hanno personale. Ho sognato il Sig. Martone Michel che si alzava alle 6 per prendere il treno e raggiungere l’università e , dopo aver saltabeccato da un’aula all’altra per l’intera giornata e rivisto gli appunti nel viaggio di ritorno, a sera, via, a servire in un bar o a rispondere in un call-center. E laureatosi ben prima dei fatidici 28 anni, scopriva che per campare doveva comunque servire al bar o rispondere al call-center, perché questo Paese dei laureati non se ne fa nulla, salvo naturalmente che non si abbia un genitore “di peso”. Queste cose nella vita reale succedono continuamente. Ma forse solo a noi cittadini “sfigati”,
mammoni e viziati dal posto fisso e dall’art 18.

Chiara Piccinini

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