Si voterà il 3 Giugno

Referendum sulla caccia in Piemonte

Torino, 23 febbraio 2012

IL 3 GIUGNO SI VOTERÀ PER IL REFERENDUM REGIONALE SULLA CACCIA

La Giunta Regionale ha approvato un Decreto del suo Presidente, il quale, in ottemperanza a quanto imposto dal TAR del Piemonte, dà l’avvio alle procedure di indizione del referendum.

Si conclude così una battaglia legale durata un quarto di secolo: sono infatti trascorsi 25 anni da quando vennero raccolte 60.000 firme di elettori piemontesi in calce alla richiesta di un referendum abrogativo di parte della legislazione regionale sulla caccia. Il quesito prevede

- la riduzione delle specie cacciabili a quattro (cinghiale, lepre, minilepre e fagiano), il divieto di caccia la domenica e su terreno coperta da neve e la limitazione dei privilegi concessi alle aziende faunistico-venatorie, le ex riserve private di caccia.

La Regione, in tutti questi anni, non ha mai consentito lo svolgimento del referendum, con motivazioni spesso pretestuose ed illegittime, ma non ha più potuto opporsi alla sentenza della Corte di Appello di Torino di fine 2010, confermata più recentemente dal TAR Piemonte.

La scelta della data suscita però non poche perplessità: il Comitato Promotore aveva infatti chiesto che il referendum venisse accorpato alle prossime elezioni amministrative, che si svolgeranno in numerosi Comuni del Piemonte il prossimo 6 maggio: in tal modo sarebbe stato possibile risparmiare una parte consistente delle risorse pubbliche destinate all’effettuazione del referendum. La Giunta Regionale, invece, ha ritenuto di agire

diversamente, adducendo problemi di carattere tecnico che in realtà si sarebbero potuti risolvere facilmente.

Il Comitato Promotore auspica che La Regione provveda ora a diffondere in modo capillare ed efficace l’informazione relativa al referendum. L’obiettivo  del fronte venatorio e di numerose forze politiche  è infatti quello di rendere nulli gli effetti del referendum a seguito del mancato raggiungimento del quorum dei votanti.

“Tale ipotesi rappresenterebbe però una sconfitta non tanto e non solo del fronte ambientalista ed animalista – affermano Piero Belletti e Roberto Piana del Comitato Promotore del Referendum –  quanto soprattutto della democrazia e della partecipazione”.

“Auspichiamo almeno – concludono gli ambientalisti –  che, in attesa dell’esito del referendum, la Regione blocchi i lavori volti a modificare l’attuale legge sulla caccia. Modifiche che vanno in senso esattamente opposto alle richieste referendarie, prevedendo l’aumento del numero di specie cacciabili, il prolungamento della stagione venatoria, la caccia con l’arco e quella a specie di uccelli protette a livello comunitario”.



Limitazione del numero di specie cacciabili rispetto alla legge vigente nel 1988, il referendum ne chiede la protezione di 37. Si prevede che ne rimangano cacciabili soltanto quattro: lepre, fagiano, minilepre e cinghiale. Resta la possibilità di intervenire con abbattimenti di controllo laddove l’eccessiva presenza di fauna selvatica comporti danni alle attività agricole.

Divieto di caccia nella giornata di domenica, dovuta alla necessità di salvaguardare la vita dei  frequentatori dell’ambiente  (escursionisti, agricoltori, cercatori di funghi, bambini, animali domestici).

Divieto di cacciare su di un terreno coperto da neve. Attualmente sono  previste numerose eccezioni, ad esempio per la volpe, gli ungulati e la tipica fauna alpina che sono effettuate anche in presenza di innevamento, situazione che rende più facile l’inseguimento attraverso le tracce lasciate dagli animali.

Limitazione ai privilegi concessi alle aziende faunistico-venatorie. Nelle ex riserve private di caccia si possono abbattere animali in numero maggiore rispetto al territorio libero, poiché non si applicano i limiti di carniere.

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