LA CENTRALE A SORGO DI CASEI GEROLA

Prime riflessioni su questa centrale, basate su notizie giornalistiche.

Seguirà un pezzo più documentato, sulla base di vostri apporti e di un esame delle carte progettuali.


È di un mese fa la notizia che sarebbe stato firmato un accordo Regione Lombardia e Finbieticola in merito alla realizzazione della centrale elettrica a biomassa (sorgo) che si vuole realizzare nel comune di Casei Gerola, nei terreni prospicienti la già attiva centrale elettrica di Torremenapace e ai confini con i Comuni di Molino, Alzano e Castelnuovo.  La realizzazione di questa centrale elettrica, susseguente allo smantellamento dello zuccherificio di Casei Gerola, rientra, a detta dei sostenitori, nel progetto di recupero avviato a seguito della dismissione dello zuccherificio e dovrebbe portare numerosi benefici in termini occupazionali (dicono fra i 15 e i 25 dipendenti) e di rilancio del settore agricolo della zona molto penalizzato dalla chiusura dello zuccherificio stesso.

Mi pare proprio che le cose non stiano così e che sia opportuno stare con le orecchie dritte. Ricordiamoci della inizialmente tanto decantata Solchem che avrebbe portato rifiuti pericolosi da tutta Italia proprio in quella zona. Ricordiamoci delle porcate fatte proprio dalle stesse ditte che avrebbero dovuto ripristinare l’area dell’ex zuccherificio o la centrale tanto bellina del riso Scotti che bruciava, oltre alla paglia, rifiuti di ogni genere

VEDIAMO QUALCHE DATO

- La quantità di sorgo necessaria al funzionamento della centrale può essere di 120.000 tonnellate/anno (fonte Finbieticola) e il sorgo ha una resa di circa 6 tonnellate per ettaro (fonte ASPOV Sementi). Si evince che sono necessari circa 20.000 ettari di terreno agricolo fertile (300.000 pertiche), terreno il più possibile limitrofo alla centrale al fine di contenere i costi del trasporto. 20000 ettari corrispondono a circa il 10% del totale dei terreni non urbanizzati della Provincia di Pavia (dati ERSAF). Questo significa destinare buona parte dei terreni agricoli non alla coltivazione alimentare ma alla produzione di combustibile finalizzato alla generazione di energia elettrica.

- È di pochi mesi fa la notizia che la FAO dichiara una crescita del 9% della popolazione ridotta alla fame, percentuale che porta il numero degli affamati nel mondo alla cifra spaventosa di 1,02 miliardi di persone….e noi vogliamo utilizzare 20.000 ettari di ottimo terreno agricolo (la Bassa valle Scrivia con i suoi terreni alluvionali e con falde a pochi metri è considerata una delle aree orticole migliori d’Italia) per produrre combustibile per una centrale elettrica che farà arricchire qualcuno tramite gli incentivi statali, come già avvenuto con l’assurdo smantellamento di uno Zuccherificio perfettamente funzionamte)..

- Le emissioni di anidride carbonica prodotte dalla centrale a biomasse, sommate a quelle della centrale ACEA/ASM adiacente non possono far altro che peggiorare la qualità dell’aria di tutto il comprensorio. Le biomasse sono considerate fonti rinnovabili, perché il contributo di CO2 che producono equivale a quello che le biomasse vegetali accumulano durante la crescita, ma questo non significa che una concentrazione elevata di CO2 sia quanto di meglio per l’organismo umano, senza considerare le micro-particelle che, al pari di un inceneritor, producono effetti negativi a livello molecolare.

- L’utilizzo di un prodotto agricolo no-food come il sorgo favorisce l’uso massiccio di fertilizzanti chimici al fine di ottenere rese elevate. Come già accaduto in molte realtà agricole, convertite alla produzione di biomasse per la combustione diretta o per la produzione di biodiesel, c’é da aspettarsi un peggioramento della qualità dell’acqua a seguito di utilizzi eccessivi di fertilizzanti.

- Tutto l’impianto progettuale è costruito sulla premessa di recuperare i terreni degradati occupati dall’ex-zuccherificio: ma allora perché gli impianti non sorgeranno su quest’area ma su terreni agricoli?

- A livello occupazionale infine non si prospettano soluzioni di ampio respiro in quanto, a detta dei fautori del progetto, i posti di lavoro che si verrebbero a creare rappresenterebbero una minima parte degli ex_lavoratori dello zuccherificio di Casei Gerola.

Per questi motivi mi pare opportuno rivolgere un invito agli agricoltori della zona a non svalutare i loro terreni in una coltivazione di scarso valore economico ma a rivolgere la loro attenzione alle coltivazioni biologiche. Un mercato che, soprattutto negli ultimi tempi, sta avendo un forte incremento nonostante la crisi economica e che potrebbe rappresentare un settore molto interessante per tutta l’economia agricola, ora impoverita fortemente da legislazioni governative dissennate e incapaci e da mercati ormai in mano a pochi speculatori.

Infine un appello ai nostri politici locali. Evitiamo di essere alla mercé degli imprenditori di turno che desiderano trasformare i nostri territori una volta in polo energetico, una volta in polo logistico, una volta in polo commerciale, snaturando irrimediabilmente il carattere e la tradizione delle nostre terre con la vaga promessa di nuovi posti di lavoro.

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SECONDA RIFLESSIONE

Allora tutti entusiasti: amministratori, assessori, imprenditori, professionisti locali. Dicono anche i cittadini: ma nessuno è andato porta a porta per sentirne il parere spiegando il tutto con precisione.

La cosa più o meno è stata presentata in questi termini:

- La centrale a biomassa valorizza i residui agroindustriali, riduce surplus agricoli sostituendo colture tradizionali con colture energetiche, crea opportunità di sviluppo di nuove iniziative industriali. Può comportare dunque notevoli ricadute a livello economico, ambientale e occupazionale.

- Ha un contributo nullo sull'incremento del tasso di CO2 in atmosfera.

- Può contribuire alla riduzione dei rifiuti solidi urbani, consentendo la loro valorizzazione energetica.

Quest’ultima possibilità mi ha creato disagio. “Qui mi nascondono qualcosa”, ho pensato, io che non amo i termovalorizzatori, forse per mie paure ingiustificate.

- “Dal camino non esce nulla”, dicono; “Sì,”, obietto, “ed allora perché costruirlo?”.

- Mi rendo conto che non si può essere sempre contro tutto: la vicenda dei rifiuti in Campania mostra come va a finire. Una soluzione priva di inconvenienti non c’è, ma in una non soluzione ce ne sono molti di più.

ANDIAMO A VEDERE COSA DICONO SU INTERNET

Col termine "biomassa" si intende ogni sostanza organica che derivi direttamente o indirettamente dalla fotosintesi clorofilliana, il processo attraverso cui le piante, utilizzando l'energia luminosa del sole, assorbono anidride carbonica (CO2) e acqua, trasformandole in materiale organico utile alla loro crescita, e liberano ossigeno (O2).

Il ciclo di una biomassa

§                     Le biomasse sono abbondanti, facilmente reperibili, di basso costo, rinnovabili.

§                     Dal punto di vista ambientale, non contribuiscono all'effetto serra. L'assorbimento di biossido di carbonio (CO2) da parte delle piante è infatti pari a quello emesso durante la combustione necessaria a produrre energia.

§                     Hanno basso tenore di zolfo e, quindi, non contribuiscono alla produzione di piogge acide.

§                     Il loro impiego a fini energetici crea opportunità di sviluppo e occupazione in aree depresse.

Per ricavare energia dalle biomasse si hanno due tipi di processi:

§                     Termochimico: le biomasse sono bruciate ed il calore prodotto è utilizzato per ottenere ad esempio energia elettrica o semplicemente per riscaldarsi. Le biomasse adatte sono la legna e tutti i suoi derivati (segatura, trucioli), i più comuni sottoprodotti colturali di tipo ligno-cellulosico (paglia di cereali, residui di potatura della vite e dei fruttiferi) e gli scarti di lavorazione (lolla, pula, gusci, noccioli).

§                     Biochimico: con il contributo di enzimi, funghi e micro-organismi, che si formano nella biomassa in particolari condizioni, si innescano reazioni chimiche dalle quali si può ricavare energia. Le biomasse adatte sono foglie, steli di barbabietola, ortive, patata, reflui zootecnici, alcuni scarti di lavorazione e alcune tipologie di reflui urbani e industriali.

Insomma tutto bello, tutto bene, tutto semplice. Nessun inconveniente.

Però c’è la preoccupante  possibilità di inserire tra le biomasse i rifiuti solidi urbani. Il confine per stabilire cosa sia una biomassa diventa sempre più largo e sfumato.

“Ma sì, si bruciano gli scarti vegetali”, penso.”Ci siamo sempre scaldati con la legna, no? Il caminetto in casa dà calore, fisico e psichico. E' bello vedere le lingue di fuoco infilarsi guizzanti nel buio della canna fumaria. E poi le ceneri che restano sono addirittura un fertilizzante per l’orto. E allora che c’è di male? Sì, restano i fumi, ma dicono che sono innocui. E poi in biomassa c’è il prefisso rassicurante: bio. Tutto ciò che è bio è buono e fa bene (oltre che costare di più...)"

MAH… !

Nel caso della centrale del nostro territorio si parla di termovalorizzare le biomasse. Finiranno (non riesco a togliermelo dalla testa) per bruciare anche altro o forse solo altro perché si scoprirà che.....

Leggo:

§                     potenza: quasi 50 MW: una enormità!

§                     Si prevede di bruciare sorgo.

Il sorgo…!? Vorrei approfondire, vado in internet e trovo su wikipedia

Sorghum vulgare è una pianta erbacea annua della famiglia delle Graminacee. Anche detto dhurra, è un cereale di largo consumo, in Africa soprattutto, destinato agli uomini e agli animali domestici.

Non sapevo che lo si coltivasse per nutrirsi. Qui da noi non è stato mai coltivato per quanto ne so, eccetto che dal sottoscritto che, studiando le erbe tintorie, ne ha ricavato un bel marrone intenso.

Quindi non bruceranno gli scarti di una coltivazione che non c'è. Lo coltiveranno apposta per bruciarlo. Coltivare qualcosa per bruciarla mi sembra una stupidaggine.

Forse bruceranno gli scarti, penso. Ma non vi è nessun cenno per l'utilizzazione alimentare del sorgo

Beh, ma anche con la legna facciamo così in fondo: mica la mangiamo. Non è proprio che la si coltivi: anzi cresce da sola, nei boschi di montagna. Basta raccoglierla. Bruciamo quella che è in più o solo quella che si può rinnovare impiegando lo stesso tempo che noi impieghiamo per bruciarla...

Il problema energetico è complicato, lo so.

Ma per questi che vogliono bruciare sorgo sembra di no. Anzi.

Trovano tutto naturale e conveniente.

Gli agricoltori che mettono a disposizione i campi ci guadagneranno vendendo l'energia del sorgo; guadagneranno di più con i certificati verdi che con le obsolete coltivazioni di grano e mais o barbabietole. Qualche non fumatore fumerà passivamente qualcosa, ma dai, non può essere una cosa grave: sarà un fumo pulitissimo!

Però e ripenso: non ci si poteva accontentare dello scarto della coltivazione del mais e del grano ed altre ramaglie?

No, non sarebbero bastati: è indispensabile riservare terreno per coltivare sorgo da bruciare, altrimenti la centrale non è conveniente.

E se non dovesse essere conveniente con il sorgo....beh, ci saranno pure dei rifiuti che non si sa più dove buttare, no? Ecco, appunto: è questo l'imbroglio che temo.

Ma sono troppo diffidente, ingigantisco le ombre che intravvedo nella nebbia (come il nonno di Amarcord), e poi sicuramente il sorgo è conveniente. Per quale motivo non dovrebbe esserlo? Avranno pur fatto dei conti, no?

Dicono che il progetto preveda  20.00 ettari di terreno coltivato a sorgo.

20.000 ettari?

Cribbio, mi sembrano tantini.

Provo qualche calcolo che vi risparmio, utilizzando la produzione ottimale di 6-10 tonn. per ettaro, la produzione di calore, la resa del 25%. . Effettivamente occorrono 20.000 ettari, un bel pezzo di terra!

In un chilometro quadrato ci stanno 100 ettari, quindi 20.000 ettari fanno 200 chilometri quadrati. All’incirca l’intero territorio di Castelnuovo, Molino, Alzano, Pontecurone, Casei, Silvano, Sale, Guazzora e Isola Sant’Antonio, compresi i centri abitati, le strade, le autostrade, la Scrivia e i torrenti: proprio tutto!

"Possibile una pazzia del genere?", penso.

Sembra proprio di sì.

Ma tutti sono contenti. La centrale si farà.

Mi sono arrischiato a dire quel che avete letto e scopro che mi guardano con un sorriso di compatimento.

Ma è davvero questa una delle soluzioni al problema energetico?

Ma sono il solo che la sta pensando così?

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