Terzo Valico, i soldi buttati da 20 anni di lobby. Si risparmierebbero subito 6 miliardi
Ci sono 6 miliardi di euro da risparmiare all’istante senza toccare le pensioni. Basta che il governo fermi il progetto per il cosiddetto Terzo Valico, la linea ad alta velocità che da Genova attraversa l’Appennino per sboccare sulla Padana. Lunedì prossimo le Fs si aspettano che il Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) vari la seconda tranche di finanziamento dell’opera, un miliardo e cento milioni. Una prima tranche di 500 milioni è stata già stanziata. Allo stato attuale è più che lecito ipotizzare che siano soldi buttati, in ossequio alla regole aurea del partito del cemento: l’importante è aprire i cantieri. Ecco una breve lista di ragioni per cui il governo Monti potrebbe dare prova di serietà fermando lo sperpero di denaro a cui una potente e caparbia lobby sta lavorando da vent’anni.
1) È un’opera assurda. Una ferrovia che parte da Genova per collegare il porto della Lanterna con il nord Europa, andandosi a ricongiungere al nuovo traforo svizzero del Gottardo. Solo che i 6,2 miliardi servono per arrivare fino a Tortona, in mezzo alla pianura Padana, 53 chilometri di nuova ferrovia veloce al costo di 115 milioni di euro a chilometro. Da Tortona i treni torneranno sulla vecchia ferrovia.
2) Non si sa a che cosa serva. Le Fs, committenti dell’opera, non sanno dire se servirà per i passeggeri (collegamento veloce Genova-Milano) o per le merci. È noto che una ferrovia del genere non si può utilizzare per entrambi i servizi, bisogna scegliere, e sarà fatto dopo aver deciso di spendere i soldi. La stessa commedia della Val di Susa.
3) È un’opera inutile. Fu inserita nel programma Alta velocità in un secondo momento, quando la Montedison di Gardini pretese un posto a tavola nel grande affare che si erano spartiti Fiat, Eni e Iri. Da vent’anni si cerca di dimostrare che c’è una grande quantità di container da prendere al porto di Genova-Voltri per portarli in Europa. Si era previsto che nel 2006 il traffico di Voltri raggiungesse i 5 milioni di teu (l’unità di misura dei container). A fine 2011 si arriverà a 1,8 milioni. La linee già esistenti per i valichi dell’appennino ligure sono in grado di trasportare oltre 3 milioni di teu. Le Fs non rendono note le previsioni di traffico per la nuova linea.
4) È un ‘opera costosa. Le Fs vogliono spendere 6,2 miliardi di euro per una linea che secondo le loro stesse previsioni non andrà oltre i 40-50 milioni di euro all’anno. Da vent’anni si fanno i conti e non tornano. Il traffico, nella migliore delle ipotesi, coprirà i costi di gestione e manutenzione. Il nuovo vice ministro delle Infrastrutture, Mario Ciaccia, è colui che come manager della Banca Intesa Sanpaolo ha predicato per anni che si poteva fare l’opera con il project financing, cioè capitali privati ripagati con i profitti del servizio. Alla fine era tanto convincente il modello che si è deciso di far pagare tutto allo Stato, punto. Quanto costa e come si ripaga ? Le Fs non sono in grado di fornire alcun piano finanziario sull’opera.
5) A chi conviene. C’è però il consorzio Cociv, il general contractor. La poetica creazione indicava chi si assumeva tutti i rischi della realizzazione dell’opera e anche del finanziamento. Come si è visto con la Tav, il modello è servito a ingrassare i costruttori scaricando sullo Stato circa 90 miliardi di debito pubblico. Il Cociv è oggi formato dalla solita Impregilo (Benetton, Ligresti, Gavio) dalla Condotte del gruppo Ferfina e dalla Civ. Tra gli azionisti anche la Biis, la Banca guidata fino a lunedì scorso dal vice ministro Ciaccia. Anche i 6,2 miliardi del Terzo Valico andranno a carico del debito pubblico che Monti deve disperatamente riassorbire, ma lascerebbe dissennatamente crescere se non fermasse opere come questa.
6) Non finiranno mai. Venti giorni fa il Commissario governativo per la realizzazione del Terzo Valico, Walter Lupi, ha detto: “Nel contratto appena firmato è previsto di concentrare i materiali da scavo delle gallerie, qualcosa come 800 mila metri cubi, nella discarica di Scarpino. Ma visto quello che è appena successo a Genova, mezzo metro di pioggia in quattro ore, credo che questa decisione vada rivista”. Cominciamo bene: ufficialmente per i 53 chilometri servono otto anni, fino al 2019. Sulla base dell’esperienza storica, vuol dire che dovrebbero finirli attorno al 2030. Quando i container magari non esisteranno più.
Da Il Fatto Quotidiano del 2 dicembre 2011
1) È un’opera assurda. Una ferrovia che parte da Genova per collegare il porto della Lanterna con il nord Europa, andandosi a ricongiungere al nuovo traforo svizzero del Gottardo. Solo che i 6,2 miliardi servono per arrivare fino a Tortona, in mezzo alla pianura Padana, 53 chilometri di nuova ferrovia veloce al costo di 115 milioni di euro a chilometro. Da Tortona i treni torneranno sulla vecchia ferrovia.
2) Non si sa a che cosa serva. Le Fs, committenti dell’opera, non sanno dire se servirà per i passeggeri (collegamento veloce Genova-Milano) o per le merci. È noto che una ferrovia del genere non si può utilizzare per entrambi i servizi, bisogna scegliere, e sarà fatto dopo aver deciso di spendere i soldi. La stessa commedia della Val di Susa.
3) È un’opera inutile. Fu inserita nel programma Alta velocità in un secondo momento, quando la Montedison di Gardini pretese un posto a tavola nel grande affare che si erano spartiti Fiat, Eni e Iri. Da vent’anni si cerca di dimostrare che c’è una grande quantità di container da prendere al porto di Genova-Voltri per portarli in Europa. Si era previsto che nel 2006 il traffico di Voltri raggiungesse i 5 milioni di teu (l’unità di misura dei container). A fine 2011 si arriverà a 1,8 milioni. La linee già esistenti per i valichi dell’appennino ligure sono in grado di trasportare oltre 3 milioni di teu. Le Fs non rendono note le previsioni di traffico per la nuova linea.
4) È un ‘opera costosa. Le Fs vogliono spendere 6,2 miliardi di euro per una linea che secondo le loro stesse previsioni non andrà oltre i 40-50 milioni di euro all’anno. Da vent’anni si fanno i conti e non tornano. Il traffico, nella migliore delle ipotesi, coprirà i costi di gestione e manutenzione. Il nuovo vice ministro delle Infrastrutture, Mario Ciaccia, è colui che come manager della Banca Intesa Sanpaolo ha predicato per anni che si poteva fare l’opera con il project financing, cioè capitali privati ripagati con i profitti del servizio. Alla fine era tanto convincente il modello che si è deciso di far pagare tutto allo Stato, punto. Quanto costa e come si ripaga ? Le Fs non sono in grado di fornire alcun piano finanziario sull’opera.
5) A chi conviene. C’è però il consorzio Cociv, il general contractor. La poetica creazione indicava chi si assumeva tutti i rischi della realizzazione dell’opera e anche del finanziamento. Come si è visto con la Tav, il modello è servito a ingrassare i costruttori scaricando sullo Stato circa 90 miliardi di debito pubblico. Il Cociv è oggi formato dalla solita Impregilo (Benetton, Ligresti, Gavio) dalla Condotte del gruppo Ferfina e dalla Civ. Tra gli azionisti anche la Biis, la Banca guidata fino a lunedì scorso dal vice ministro Ciaccia. Anche i 6,2 miliardi del Terzo Valico andranno a carico del debito pubblico che Monti deve disperatamente riassorbire, ma lascerebbe dissennatamente crescere se non fermasse opere come questa.
6) Non finiranno mai. Venti giorni fa il Commissario governativo per la realizzazione del Terzo Valico, Walter Lupi, ha detto: “Nel contratto appena firmato è previsto di concentrare i materiali da scavo delle gallerie, qualcosa come 800 mila metri cubi, nella discarica di Scarpino. Ma visto quello che è appena successo a Genova, mezzo metro di pioggia in quattro ore, credo che questa decisione vada rivista”. Cominciamo bene: ufficialmente per i 53 chilometri servono otto anni, fino al 2019. Sulla base dell’esperienza storica, vuol dire che dovrebbero finirli attorno al 2030. Quando i container magari non esisteranno più.
Da Il Fatto Quotidiano del 2 dicembre 2011
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