Nasce Borber’eat, un Eataly formato Val Borbera per vendere Montebore e altre tipicità

Inaugurazione oggi alle 16 in zona piscina Bolleblu a Vignole della vetrina con i prodotti del territorio che si ispira all’intuizione di Oscar Farinetti

Agata Marchesotti e Roberto Grattone propongono una bottiglia di Timorasso e il formaggio Montebore

Maurizio Iappini
Vignole Borbera (AL)
Il Montebore scende a valle. Nasce a Vignole «Borber’eat», una vetrina dei prodotti tipici della valle che lì inizia e che prende il nome dal fiume omonimo. «Vogliamo avvicinarci alla pianura per far conoscere le nostre eccellenze ai tanti che soprattutto in estate arrivano da Liguria o Lombardia e non conoscono l’esistenza di Montebore, patate quarantine o Timorasso», spiega Roberto Grattone, presidente della azienda agricola Vallenostra, sede a Mongiardino in alta Valle, ideatore del punto vendita ma soprattutto fra i pochi a produrre un formaggio: a Grattone si deve la produzione su scala commerciale di una ricetta che ormai era patrimonio di poche donne che la producevano per consumo familiare e che Grattone ha ritrovato assieme a pochi altri come Maurizio Fava.

Montebore e non solo perché Borber’eat vuole essere per l’Appennino piemontese quello che Eataly è su scala nazionale: una rivendita delle eccellenze del territorio, dalle verdure ai formaggi, dai salumi ai vini ma, come nell’intuizione vincente di Oscar Farinetti, la vendita sarà una parte del tutto perché a Borber’eat si potranno anche assaggiare con la formula del fast food i prodotti locali cucinati, come il toast al Montebore e miele abbinato al Timorasso o i taglieri di formaggi e salumi.

«Inizialmente esporremo e venderemo i prodotti di Vallenostra ma – spiega Grattone – vogliamo diventare i referenti dei tanti giovani che in val Borbera coltivano orti e campi vendendo nei mercati locali i loro prodotti di stagione», come le celebri fagiolane della val Borbera (una rarità al punto che molti ristoranti liguri prenotano ai produttori l’intero raccolto di anno in anno per offrirle nei loro menù) o le mele Carle, tutti prodotti coltivati spesso sotto l’egida di Slow Food e che vivono una nuova primavera grazie all’intraprendenza di tanti che all’omologazione alimentare si sono ribellati «salendo sui monti» a coltivare quello che stava sparendo.

Continua qui

Commenti

Post popolari in questo blog

I benefici del camminare: corpo, mente e spirito