La petizione di Pietro Palermo su Change.org: "Tagliamo gli stipendi ai dipendenti del Parlamento, non sono un diritto acquisito"
di Pietro Palermo
Ho deciso di lanciare questa petizione su change.org quando ho letto che i pur limitati tagli agli stipendi dei dipendenti delle Camere sono stati messi a repentaglio dalla decisione della Commissione giurisdizionale per il personale. Commissione che ha sentenziato come una revisione degli stipendi non potesse prescindere da un preliminare confronto con le organizzazioni sindacali.
“E sí” mi son detto, “gli stipendi dei dipendenti pubblici sono fermi da 6 anni, le pensioni di importo medio sono state congelate per 3 anni (salvi i limitati rimborsi di questi giorni) e invece questi signori e queste signore che già prendono stipendi da favola (non esagero) devono continuare a fare la loro bella vita come prima (e più di prima)?” No, dovevo fare qualcosa!
Sia ben chiaro, io non sono un pauperista né ho simpatie per coloro che predicano l’egualitarismo: ogni lavoro ha un contenuto di saperi, competenze, rischi e responsabilità e questo deve essere riconosciuto attraverso la retribuzione; in qualche misura anche il tetto (pur alto) di 240.000 euro per tutti coloro che lavorano nel settore pubblico potrebbe, in alcuni casi, essere un errore da questa prospettiva, ma non intendo parlare di questo.
Non sono poi uno di quelli che ama fare anti-politica, cosa che va tanto di moda in questi tempi perché non me la sento di criticare cose che non conosco a fondo oppure criticare senza saper proporre azioni correttive concrete e politicamente sostenibili. Insomma la critica apodittica non fa per me.
Sono invece una persona molto pratica che quando sente parlare di spending review non può fare a meno di interrogarsi su quali spese concretamente possano essere ridotte nel breve/medio periodo e a quale costo politico e sociale, avendo ben presente che due delle più forti resistenze alla revisione della spesa, ma anche ad un ordinato sviluppo della nostra società, sono le rendite di posizione e la difesa dei diritti acquisiti.
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