LOBOTAVMIA

LOBOTAVMIA       

 27 novembre 2012       Vi segnalo questo articolo di Claudio Giorno   

Il 25 novembre l’edizione torinese de La Repubblica riporta che «qualche giorno fa il postino ha consegnato a tre famiglie No Tav una lettera dell’assistente sociale Paola Bertolini del Servizio Sociale di Avigliana». Il 28 settembre scorso alcuni minorenni erano stati identificati dalla polizia per – quelle horreur! – aver distribuito dei volantini contro il Tav davanti alla Banca San Paolo di Susa. Vista la gravità del gesto, la Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minori di Torino decide di segnalare i ragazzi ai servizi sociali. .Non essendoci presenza di reato, perché la Procura “segnala” i ragazzini ai servizi sociali? Per vedere se il loro sano attivismo è sintomo di patologie o disagi familiari? Se hanno genitori violenti, oppressivi che li costringono a manifestare per diritti civili e politici? Manifestare diviene sintomo di disagio, per i rappresentanti della legge?
Finisce ora in Parlamento il caso di tre famiglie No Tav della Valsusa convocate, su richiesta della Procura, nell’ufficio degli assistenti sociali per aver permesso ai loro figli minorenni di partecipare a manifestazioni contro l’Alta Velocità.  
La deputata radicale, Elisabetta Zamparutti, ha presentato un’interrogazione ai ministri della Giustizia e degli Interni. ”Emerge uno stato di polizia – afferma –  di cui il governo rischia di divenire complice se non interviene”.
Non credo che sia contraria al TAV (termine che anche nei dizionari della lingua italiana è divenuto ormai sinonimo della nuova ferrovia che si voleva costruire tra Lyon e Torino). Un’opera che (qualunque cosa proclamino Hollande e Monti il 3 dicembre prossimo nella capitale della RhoneAlpes) si sta ormai riducendo al solo mega-tunnel sotto le Alpi Cozie, tra Italia e Francia. Emmabonino la più prestigiosa degli esponenti di quel che resta del glorioso partito radicale – già superburocrate europea, collega di Mariomonti è – ad esempio – dichiaratamente a favore della grande opera. Ma evidentemente l’onorevole Zamparutti ha capito lucidamente che qui non si tratta più o solo di stabilire se il Tav è utile o inutile, dannoso o meno al territorio attraversato e agli umani che lo abitano. Qui e ora si tratta di stabilire quali siano i margini di dissenso lasciati ai cittadini.
Questo è l’ultimo (per adesso) capitolo della colonizzazione interna di una valle dell’estremo nord-ovest.. Che della cosa si stia parlando lo si deve ad Angela Lano, giornalista di Sant’Ambrogio di Torino. Angela ha scritto anche per “Repubblica” ma da anni dirige una agenzia che si occupa a tempo pieno della “questione palestinese” (due anni fa fu fermata in circostanze drammatiche su una della navi della Freedom Flotilla abbordate in acque internazionali dai commandos del governo di Tel Aviv). E’ una donna coraggiosa e non si è certo spaventata quando ha ricevuto la lettera di convocazione da parte dei Servizi Sociali di zona (su disposizione del Tribunale dei Minori di Torino) per “chiarire” la partecipazione di suo figlio Francesco alla distribuzione di volantini No Tav davanti alla filiale IntesaSanPaolo di Susa alla fine di settembre. Non si è spaventata ma si è domandata il perché, come dice anche in una intervista rilasciata a quello che fu il suo giornale: “durante quel presidio non sono stati compiuti reati, altrimenti avremmo già ricevuto denunce. Ma far leva su presunti disagi famigliari dei figli di No Tav, è assurdo. Puntare sui servizi sociali per cercare di colpire il movimento è inaccettabile. E soprattutto preoccupante. E – forte della sua esperienza internazionale – ha evocato scenari davvero inquietanti: ” le dittature dell’America Latina negli anni ’80. il famoso film argentino “La notte delle matite spezzate”, dove si racconta del regime che arrestava e perseguitava gli adolescenti che manifestavano per i diritti civili. Parecchi figli di No Tav hanno genitori che hanno studiato, che fanno parte di una élite intellettuale in Val Susa, e che gli hanno trasmesso certi valori”. Alla domanda dell’ex collega, che la invita a precisare quali, aggiunge: “Quelli della libertà, dell’azione a favore dei diritti dei popoli oppressi. Mio figlio si è nutrito di queste idee fin da piccolo, e gli ho sempre insegnato ad occuparsi del mondo, e di ciò che avviene attorno a lui”.
Ecco: io credo che proprio questo stia diventando “intollerabile” per il potere costituito. In Valle di Susa la protesta dura da oltre venti anni. Un tempo lunghissimo in cui il mondo è totalmente cambiato, la crisi economica è divenuta cronica perché – come accade nelle guerre – determina l’impoverimento di fasce sempre più ampie di persone (“il fu ceto medio”) a vantaggio di una casta (che è anche sempre di più una cosca) sempre più ristretta, e per questo sempre più ricca. Una situazione così al limite è governabile solo da uno stato di polizia che però non potrebbe opporsi efficacemente a una presa di coscienza dei propri diritti e degli altrui soprusi davvero generalizzata. La presa di coscienza di certi processi, le denunce delle continue illegalità compiute in nome dello stato, la pretesa di mettere in discussione le “scelte” dei Governi, della Commissione UE e (soprattutto) dei “Mercati” (che i valligiani si sono messi pericolosamente in testa di aggiungere a quella che poteva anche essere tollerata se restava una protesta “Nimby”) devono assolutamente essere spazzate via. Come ha sostenuto recentemente la professoressa Donatella della Porta al Forum mondiale 10+10 di Firenze se la protesta rimane confinata nello spazio angusto del proprio cortile può essere “governata”.

Lo Stato e le sue articolazioni istituzionali vaste, ramificate (e costosissime, come abbiamo imparato a nostre spese) tendono a “includere” chi si oppone. Cosa che è capitata puntualmente anche da noi, con le consulenze offerte ai tecnici, le compensazioni ai politici, il lavoro ai cittadini: un copione scontato che da noi è stato sublimato dalla istituzione bypartisan dell’Osservatorio Virano. Una dinamica che nel passato è sempre stata funzionale all’aumento dei costi e quindi al’esplosione del profitto e con esso dei margini per grandi tangenti che è l’obiettivo primo (spesso unico) delle Grandi Opere. Ma il permanere del dissenso, il suo evolversi, il divenire (come nostro malgrado sta succedendo) un simbolo per molte altre lotte non può essere né oggetto di inclusione, né – tantomeno – tollerato. E allora dopo tanti (non richiesti) proclami sul fatto che la Magistratura avrebbe colpito solo i comportamenti dei singoli e configurabili come reati ecco emergere la cruda verità: siamo arrivati a mettere in discussione un modello educativo ritenuto evidentemente se non eversivo quantomeno “inadatto” a formare cittadini consapevoli che per accedere ai diritti occorre non solo ottemperare ai doveri stabiliti dalla legge , ma – assieme alle proprie famiglie – compiere “un atto di sottomissione” a un modello dato che non può essere messo “impunemente” in discussione. Il modello della disuguaglianza crescente, della selezione per censo e appartenenza, della obbedienza non più ai principi costituzionali, ma ai decaloghi sempre più insostenibili per la terra e i suoi abitanti, della Cupola Finanziaria Globale

Commenti

Post popolari in questo blog

Salviamo i torrenti Gorzente e Piota dalla distruzione ambientale