NO all'ordinanza che impedisce il trekking!

 

Onorevole ministro delle politiche agricole Stefano Patuanelli, 

Onorevole ministro della salute Roberto Speranza, 

Scrivo relativamente all'ordinanza in merito al contenimento della peste suina che va a proibire di fatto qualunque attività escursionistica, sportiva o di altro genere in un territorio molto ampio nelle provincie di Alessandria, Savona e Genova. 

Alcune considerazioni:

È ragionevole supporre che la peste suina sia già ampliamente diffusa e che le carcasse note di animali contagiati non rappresentino che una piccola percentuale di quelli realmente infetti. 

La via primaria di contagio avviene direttamente da animale malato ad animale sano e l'eventualità della trasmissione indiretta a opera dell'uomo (per aver pestato escrementi o residui organici, per esempio) rappresenta una possibilità molto remota e statisticamente insignificante, data la catena di eventi che dovrebbe verificarsi. Perché un escursionista diventi veicolo di contagio egli dovrebbe: pestare un residuo organico di cinghiale - portarselo a casa - usare quelle scarpe altrove e conseguentemente lasciare residui - poi un cinghiale dovrà andare a grufolare proprio lì e ammalarsi. É chiaro come questa catena di eventi rappresenta un veicolo di contagio statisticamente irrilevante rispetto alla trasmissione da animale ad animale sicuramente in atto. 

La malattia non contagia l'essere umano. 

È presumibile che la malattia sarà riscontrata a breve anche in altre aree. Quando questo accadrà la linea resterà quella di vietare le attività outdoor? Fino a dove? Il cinghiale é diffuso su tutto il territorio nazionale. Fino a quando? 

L'eradicazione della malattia sembra a tutti gli effetti pressoché impossibile. Inoltre in Sardegna é presente almeno dal 1978 e é un dato di fatto che è stato evidentemente trovato un modo di convincerci mentre una eradicazione appare impossibile per motivi evidenti. 

La filiera suinicola va protetta, a mio modesto parere, a livello di allevamenti: questi ultimi costituiscono un sito chiuso, isolato ed isolabile, da proteggere attraverso l'applicazione di rigide pratiche igienico sanitarie e controllando ciò che entra e esce dall'allevamento stesso (mangimi, acqua, residui da smaltire, ecc.). 

Garantire la possibilità di fare attività all'aria aperta é estremamente importante (trekking, sport, ecc.) soprattutto nell'attuale contesto pandemico (quarantene, lunghi periodi al chiuso, imposizione dell'uso delle mascherine anche per i bambini). Le attività immersive nella natura non comportano assembramenti e è scientificamente riconosciuto che giovano all'equilubrio psicofisico e alla salute di tutti, con particolare riferimento alle giovani generazioni. 

Nell'area in oggetto sussistono attività economiche (bar, ristoranti, campeggi, piccole imprese agricole che fanno anche vendita diretta, ecc.) che traggono dal turismo sostenibile il loro reddito e saranno pesantemente colpite dai divieti in essere, questo dopo il difficile periodo di lock down degli anni scorsi. 

È evidente che l'ordinanza non può avere effetto sul comportamento della fauna: cinghiali, altri animali, lupi, coprofagi, mangiatori di carogne, continueranno a spostarsi e ad agire da potenziali vettori. 

Alla luce di queste sintetiche considerazioni il provvedimento appare del tutto sproporzionato. Sono fermamente convinto che la sospensione della caccia mantenendo la possibilità di praticare camminate, nordic walking, trekking, corsa, ecc., rimanendo sui sentieri sarebbe un provvedimento più equilibrato e adeguato all'attuale situazione. 

Vi invito pertanto a rivedere l'ordinanza in oggetto garantendo alla cittadinanza la possibilità di fare trekking e altre attività similari nella zona in oggetto e nel resto del territorio nazionale. 

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