Licenziata per il cancro; chiedo di tornare a lavorare
Il mio nome è Patrizia e sono stata licenziata da LyondellBasell, una
società chimica americana che produce polipropilene e opera all'interno
del petrolchimico dell'area industriale di Brindisi.
Il licenziamento sarebbe avvenuto per ragioni legate al riassetto economico dell'azienda, o almeno questa è la spiegazione ufficiale. Su questi licenziamenti non si discute di possibilità di reintegro, è la strategia per opporsi alle impugnazioni davanti ai magistrati del lavoro. Tuttavia io ritengo di esser stata licenziata perchè affetta da cancro. Sono diventata insomma il simbolo di una logica che non è solo quella della prevalenza delle ragioni del profitto sulla vita delle persone, ma è anche il simbolo della logica dell'eccedenza e della rottamazione.
L’agonia è durata oltre due anni, senza parole ma solo ombre apparse improvvisamente nella stanza 22, il 17 novembre 2014 alle 15, ombre armate di un foglio.
Erano in due, uno dei due leggeva velocemente, le parole mi sfuggivano, chiedevo spiegazioni ma quella voce continuava a farsi sentire finendo tutto di un fiato la lettura del testo per concludere: “tutto è irrevocabile e non ci sono margini di conciliazione”.
Pochi istanti per capire di essere soli e di aver perso tutto.
Il rullino della vita si riavvolgeva su se stesso, si sgretolava anche quel tetto costruito con tanti sacrifici, con i risparmi di tutta una vita e con tanti impegni futuri.
In ottobre 2014, l’impianto di Brindisi festeggiava il record di produzione. Posso solo dire “uno su mille non ce la fa” sono infatti oltre mille i dipendenti della società in Italia.
E quindi a 52 anni, dopo 25 anni di servizio, vengo licenziata in tronco, perchè non rientro più "nei piani economici ed organizzativi dell'azienda". Un licenziamento senza avviso di apertura, nonostante io per il mio lavoro abbia dato l’anima e negli anni scorsi lo abbia fatto nonostante una malattia che non può dirsi risolta definitivamente.
In questi giorni aspetto la lettera definitiva di licenziamento, ma chiedo a tutti voi di firmare per chiedere a Basell di gettarla nel cestino quella lettera e darmi un’altra possibilità.
Continua qui
Il licenziamento sarebbe avvenuto per ragioni legate al riassetto economico dell'azienda, o almeno questa è la spiegazione ufficiale. Su questi licenziamenti non si discute di possibilità di reintegro, è la strategia per opporsi alle impugnazioni davanti ai magistrati del lavoro. Tuttavia io ritengo di esser stata licenziata perchè affetta da cancro. Sono diventata insomma il simbolo di una logica che non è solo quella della prevalenza delle ragioni del profitto sulla vita delle persone, ma è anche il simbolo della logica dell'eccedenza e della rottamazione.
L’agonia è durata oltre due anni, senza parole ma solo ombre apparse improvvisamente nella stanza 22, il 17 novembre 2014 alle 15, ombre armate di un foglio.
Erano in due, uno dei due leggeva velocemente, le parole mi sfuggivano, chiedevo spiegazioni ma quella voce continuava a farsi sentire finendo tutto di un fiato la lettura del testo per concludere: “tutto è irrevocabile e non ci sono margini di conciliazione”.
Pochi istanti per capire di essere soli e di aver perso tutto.
Il rullino della vita si riavvolgeva su se stesso, si sgretolava anche quel tetto costruito con tanti sacrifici, con i risparmi di tutta una vita e con tanti impegni futuri.
In ottobre 2014, l’impianto di Brindisi festeggiava il record di produzione. Posso solo dire “uno su mille non ce la fa” sono infatti oltre mille i dipendenti della società in Italia.
E quindi a 52 anni, dopo 25 anni di servizio, vengo licenziata in tronco, perchè non rientro più "nei piani economici ed organizzativi dell'azienda". Un licenziamento senza avviso di apertura, nonostante io per il mio lavoro abbia dato l’anima e negli anni scorsi lo abbia fatto nonostante una malattia che non può dirsi risolta definitivamente.
In questi giorni aspetto la lettera definitiva di licenziamento, ma chiedo a tutti voi di firmare per chiedere a Basell di gettarla nel cestino quella lettera e darmi un’altra possibilità.
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