Intervento Antonello Brunetti a Tortona 20 dic.2012
Sono trascorsi esattamente 21
anni da quel dicembre
1991 in
cui venne costituito il Co.Civ per agire da
general contractor per la costruzione della A.V. MI-GE.
La notizia apparve sul Sole 24
ore ed era costituita da cinque dati fondamentali:
la tratta del supertreno Milano - Genova si svilupperà fra Genova Principe e
Rogoredo, per 125 chilometri. Il costo
previsto è di
3.000 miliardi (ora, per metà di quella tratta, siamo a 12.000
miliardi delle vecchie lire, in poche parole a ben otto volte la valutazione
originaria).
A fianco di Ligresti, Gavio e
Del Prato sono entrati il gruppo Gambogi-Ferruzzi e
la Montedison.
Questi i componenti iniziali del Co.C.I.V.: Grassetto 25%, Del Prato 25%, Itinera 20%, Gambogi 20%, Tecnimont 5%, Cer (una serie di
cooperative emiliane) 3%, Civ (Manzitti e un gruppo di banche) 2%. Il costo sarà coperto
per il 60% dal Cociv il che giustificherebbe la
mancanza di appalti.
Del piano di fattibilità economico-finanziaria nessuna
notizia.
Ma come viene partorita questa mostruosità?
Ma come viene partorita questa mostruosità?
La risposta sta in quanto
descritto dal magistrato Ferdinando Imposimato nel suo
libro “Corruzione ad Alta Velocità – Viaggio nel governo invisibile”. A pagina
116 Salvatore Portaluri, per due anni presidente della
TAV poi sostituito con Ettore Incalza, assai più “funzionale al sistema”,
dichiara:
“Tutti i gruppi imprenditoriali erano stati accontentati con il TAV, eppure vi erano ancora dei problemi di equilibrio, ma anche questi vengono risolti con l’invenzione di un nuovo consorzio per la tratta più incerta, il Cociv per la Milano-Genova.
Un consorzio anomalo di sei imprese costituito il 3 dicembre 1991” Neanche un mese prima dell’entrata in vigore dell’obbligo europeo di fare gare trasparenti per tutte le opere pubbliche”.
“Tutti i gruppi imprenditoriali erano stati accontentati con il TAV, eppure vi erano ancora dei problemi di equilibrio, ma anche questi vengono risolti con l’invenzione di un nuovo consorzio per la tratta più incerta, il Cociv per la Milano-Genova.
Un consorzio anomalo di sei imprese costituito il 3 dicembre 1991” Neanche un mese prima dell’entrata in vigore dell’obbligo europeo di fare gare trasparenti per tutte le opere pubbliche”.
Ricordata questa ricorrenza che ci illumina su ciò che
avverrà dopo, passiamo oltre.
Daniela
Cauli mi ha chiesto
di spiegarvi l’aspetto cave e trasporto dello smarino nel territorio novese e tortonese e quindi mi
atterrò esclusivamente a questa tematica dando per scontato che ormai sappiate
tutto dell’imbroglio Terzo Valico e, se così non fosse, mi auguro che
prossimamente venga proiettato il filmato di quaranta minuti girato
quest’estate.
Vi chiedo, però, dieci minuti di
premessa per riassumere le ultimissime vicende e dare spazio alle
considerazioni dell’Associazione pendolari liguri, assai più attiva di quella
alessandrina.
- La Regione Liguria e il Comune di Genova non hanno neppure i soldi per garantire la circolazione degli attuali pochi treni metropolitani e suburbani che gravitano nell’area genovese. Con il Terzo Valico sarebbe quindi come se noi comprassimo una casa di 400 mq e poi non avessimo i soldi per arredarla e conseguentemente tenessimo chiuse molte stanze vuote.
Ora, in giorni in cui il Comune di Genova è nel baratro finanziario e ridimensiona ulteriormente il trasporto e taglia il biglietto integrato bus-treno, in giorni in cui la Regione Liguria preventiva nuovi tagli ai treni a partire dal 1° gennaio 2013 e aumenti tariffari fra il 3 e il 7.4%, prelevare un miliardo e mezzo dalle nostre tasche, per avviare gli inutili lavori di una cattedrale nel deserto, paragonabile al ponte sullo stretto di Messina, appare azione vomitevole e immorale.
Ci auguriamo che Rfi chiuda immediatamente i cantieri dicendo: «Che li facciamo a fare? Non abbiamo più neppure i soldi per far girare un trenino Lima in un plastico...»
Sperperare denaro pubblico in momenti come questi è davvero oltre ogni logica, oltre ogni etica.
A meno che la priorità non sia altra, ovvero ingrassare banche e ditte pseudoappaltanti prescindendo da qualsiasi programmazione di un trasporto ferroviario davvero utile.
Più o meno questo è quanto dichiara Enrico Pallavicini - portavoce del Comitato pendolari Genova-Milano
- Quindi in tutte le Regioni, il 2013 sarà l’anno in cui il servizio di trasporto ferroviario si ridurrà ulteriormente. Nel caso specifico della Liguria vi saranno cinque milioni di risorse in meno che porteranno al taglio di treni e servizi.
Dal primo gennaio prossimo spariranno, ad esempio, i cosiddetti “voltrini”, i treni regionali da Nervi a Voltri, quelli che fermano in tutte le stazioni cittadine svolgendo il servizio metropolitano. Sparirà anche un servizio per i pendolari che partono da Milano dopo le 22,30. Il bus che da Voghera porta a Genova i passeggeri dell’ultimo treno serale dal capoluogo lombardo viene abolito. Trasporterebbe poche persone e costa troppo. Discorso analogo per il cosiddetto “treno della neve”, quello che collega Genova con la stazione sciistica di Limone Piemonte. A sciare si va in auto.
Quindi feroci aumenti tariffari e soppressione di molte
linee o riduzioni nella frequenza. Il tutto per 5 milioni di
euro.
5
milioni,
ossia esattamente quanto verrebbe speso per
46
metri e mezzo della linea Terzo Valico
!
Rifletteteci !
- Sulla
questione niente più bus da Voghera per Genova dopo le 22,30
va ricordato che
nel 1992 fra le motivazioni del supertreno Mi.Ge vi era anche la previsione di 50.000 passeggeri
al giorno da Milano a Genova e viceversa, di cui moltissimi alla sera per andare
a vedere gli spettacoli alla Scala o, nel senso inverso, al Carlo Felice
risparmiando 15 minuti. Ora già non esistono più i treni serali e notturni e se
parti da Milano, una volta arrivato a Voghera non troverai, dal 1° gennaio,
neppure più il bus che ti porti a Genova e ciò in barba alla litografia che nel
1992 il Cociv regalò a tutti i sindaci, quadro sul
quale il nostro pittore conterraneo Leddi aveva,
ovviamente su commissione del Cociv, riprodotto
vicinissimi il Duomo di Milano e il faro di Genova, uniti da una fittissima rete
di brevi righe, a rappresentare velocità e intensità di
trasporti.
Inoltre avrete letto in questi giorni dei terrificanti
disservizi nei trasporti per i pendolari che percorrono le varie tratte fra
Genova e Milano.
- Eppure in Liguria continuano a inneggiare al terzo
Valico e, in occasione di una messa officiata da quel piccolo uomo che deve
essere il parroco di Borzoli nella ricorrenza di santa
Barbara (ricorrenza a cui invece il vescovo di Susa ha rifiutato di partecipare), certa Raffaella Patta,
assessore regionale alle infrastrutture, ha dichiarato: “Dopo questa
inaugurazione che considero
vera si procederà speditamente per la realizzazione del Terzo
Valico” e in tempi stretti. Con ciò quindi ammette che le altre 49 inaugurazioni dal 1992 a oggi erano false, scherzi da
prete, soprattutto quelle del novembre 2011 dopo il via dato da Monti o
l’ultimissima, quella del maggio 2012.
- Sono della scorsa settimana le delibere di Consiglio
comunale di Alessandria e Pozzolo, una barzelletta a raffronto con il secco
No ben argomentato del Comune di Arquata, ma pur
sempre un passo avanti rispetto al susseguirsi dei
peana del P.D. al progresso, allo sviluppo, alla
crescita che si identificherebbe in opere inutili, dannose e per nulla
prioritarie.
Non è che ci sia da andare in brodo di giuggiole
approfondendo ciò che c’è a monte del “sono contraria
all’opera” di Rita Rossa. Infatti è contraria al Terzo valico perché “al momento”
porta solo svantaggi al Comune di Alessandria, in termini di passaggio di
camion, amianto e cave sul territorio comunale. Ma se
arrivassero generosi contributi al Comune bisognoso, la salute dei cittadini
passerebbe in secondo piano e si darebbe l’assenso all’opera, con il suo corredo
di devastazioni. Quindi una
contrarietà condizionata e non chiara e netta.
Non si può
accettare la posizione di chi parla in tono preoccupato di “devastazioni”
e poi pone le condizioni per effettuarle. Il buonsenso
suggerisce che se un’opera è inutile, economicamente disastrosa, devastante per
l’ambiente, non si deve fare, punto e basta.
Evidentemente per buona parte dei nostri
politici tutto ha un prezzo, vita e futuro
compresi.
Poi, se non
ci fosse da piangere, potremmo sbellicarci dalle risate leggendo l’ordine del
giorno del PD alessandrino in cui si raccomanda al Cociv, visto l’intenso traffico, di evitare gli incidenti
stradali. Un po’ come dire “Siamo d’accordo nel fare la guerra contro …non so
chi, ma stiamo attenti mentre spariamo a non ferire alcuna
persona”.
- Risibile
anche il comunicato
prefettizio in cui si raccomanda di fare attenzione ad evitare ingerenze malavitose e mafiose. Ma è il caso di fare titolo sui giornali con questa
lapalissiana e ovvia comunicazione d’intenti? È il loro compito! Sarebbe come
dire a un qualsiasi essere vivente: se vuoi sopravvivere devi respirare ogni tanto, non
dimenticartene!
VENIAMO ORA AL
PIANO
CAVE dopo le prime due riunioni alla
Conferenza
di Servizi della REGIONE PIEMONTE
PREMESSA
Il
materiale di scavo della zona piemontese del Terzo Valico risulta ammontare a 11
milioni e mezzo di metri cubi. Situazione ancora lontana da una
definizione precisa, perché mancano ancora tutte le procedure di valutazione
di impatto ambientale previste dalla legge. Di
conseguenza in queste cave non può andare ancora un cm.
cubo di smarino. A meno che
non venga fatto un decreto ad hoc che stabilisca che le leggi valgono solo per i
contribuenti e siano passibili di trasformazioni, come avvenuto per il materiale
di scavo classificato recentemente “normale rifiuto inerte”. Per ora non l’hanno
definito humus
pregiato, ma magari ci arriveranno).
I
siti interessati allo smarino sono di tre tipi:
-
cave di approvvigionamento e di deposito (Apri e
chiudi)
-
cantieri con aree di deposito in attesa di trasferimento
definitivo
-
cave di deposito finale con recupero ambientale
Approvvigionamento
di materiale inerte (cave di prestito che saranno trattate con la tecnica “Apri
e chiudi”). Tre cave
- Per quanto riguarda gli
approvvigionamenti di materiale inerte è stata individuata la cava di C.na Romanellotta, in Comune di Pozzolo Formigaro verso Rivalta su una superficie a disposizione pari ad ha 108 (circa 200 campi di
calcio). Verrà prelevato materiale per una volumetria
di mc 1.780.000 che fanno ipotizzare un
approfondimento medio di 5
metri dal piano di campagna da colmare con almeno
1.500.000 mc. di materiale proveniente dagli scavi
delle gallerie. Durata dei lavori: 8
anni.
Viabilità
e accessibilità:
l'area in disponibilità è
strettamente collegata alla viabilità ordinaria (ex S.S. n. 211 "della Lomellina") e di lì imboccando una strada vicinale.
- Contestualmente sono
stati individuati altri due siti di “cave di prestito”: la cava in località Casone, in Comune di Tortona a sud
ovest di Rivalta, e la cava di
C.na Marinona, in Comune di Sale a nord-ovest
della Passalacqua e della Viscarda). La cava in località Casone sarà utilizzata su una superficie di
34
ettari, con un approfondimento medio di metri 6, mentre
quella di C.na Marinona sarà
impiegata su una superficie di ha 42, con un approfondimento medio di m
6.
Nel Piano non vi sono
riferimenti al materiale
pregiato (sabbie fini che non sono ricavabili in zona, dove gli
orizzonti sotterranei sono principalmente ghiaiosi trattandosi del paleoalveo di Scrivia, ma dovrebbero provenire da altre zone quali fiume Bormida, fiume Tanaro o ultimi tratti della
Scrivia).
Cantieri
operativi da cui partirà verso le cave lo smarino
derivante dagli scavi
La tabella seguente indica
il quantitativo di materiale derivante dallo scavo
delle gallerie naturali e di quelle artificiali oltreché dagli scavi in
pianura:
Cantiere operativo 1 - Castagnola mc 1.102.000 di cui 960.000 nelle
cave
C.O. 2 - Val
Lemme mc 1.109.000 di cui
1.060.000 da trasportare
altrove
C.O. 3 - RIGOROSO
soppresso
C.O. 4 - Moriassi
mc 1.877.000 di cui 1.760.000
altrove
C.O. 5- Libarna
mc 413.000 di
cui 390.000 altrove
C.O. 6 - Pernigotti
mc 251.000 di cui 230.000
altrove
C.O. 7 - Novi
Ligure mc 1.240.000 di cui 1.420.000
(compresi 160.000 di altra provenienza) altrove
C.O. 8 - Cantiere
interconnessione mc 2.590.000 di cui
220.000 altrove e 2.360.000 per usi pregiati e rinfianco
gallerie
C.O. 9 - San Bovo mc
2.207.000 di cui 430.000 altrove e 1.780.000 per usi pregiati e rinfianco
gallerie
C.O. 10 - Gerbidi
mc. 655.000 di cui 440.000 altrove e
215.000 per usi pregiati e altri cantieri
TOTALE
11.444.000 metri
cubi, di cui 6.910.000 non riutilizzato e depositato nelle
cave sopra citate
Una parte (il 39,6%) di questo enorme quantitativo verrà riutilizzato mentre la restante parte, pari a mc 6.910.000 verrà impiegata per i cosiddetti
“recuperi ambientali” dell’ex cava Cementir, di Libarna e di Novi Ligure (Pieve) e per riempire i siti di
cave di deposito in pianura individuati dallo studio di cui faremo cenno di
seguito.
Ora, però, occorre fare una
considerazione importante.
Il primo problema che si
presenta è quello dei quantitativi che, come si evince
dalla tabella precedente, sono considerati “in banco” dove i materiali inerti,
nel corso dei millenni a causa di compressioni e movimenti tellurici, hanno
raggiunto una configurazione particolarmente ordinata e compatta. Nel momento in
cui questi materiali, in particolare le rocce, vengono
frantumati per essere trasportati subiscono un repentino aumento di volume (grado
di disordine) che porta il volume ad aumentare fino a 1,6 volte.
Quindi si ritiene opportuno moltiplicare la volumetria
in banco per il coefficiente 1,6 per ottenere una stima corretta dei volumi da
trasportare. Una volta giunti al sito di deposito, i materiali inerti vengono ricompattati con pesanti mezzi di cantiere ed il loro
volume di riduce rispetto a quello trasportato, pur senza raggiungere il grado
di ordine ottenuto naturalmente in banco, quindi il materiale abbancato occuperà, indicativamente, un volume pari ad 1,35
volte il materiale in banco.
Di seguito si riportano i
volumi corretti applicando i coefficienti sopra
illustrati.
- Materiale in banco da
scavare: metri cubi 6.910.000
- Materiale sciolto (e
quindi con aumento volumetrico di 1.6) da inviare con camion alle cave: metri
cubi 11.060.000
- Materiale riabbancato nelle cave di deposito (con aumento volumetrico
di 1,35 rispetto all’origine): 9.331.000
metri cubi.
Nota
- Un camion trasporta 10
metri cubi per viaggio. 1.106.000 diviso otto anni fa 138.250 viaggi all’anno, diviso
250 giorni lavorativi fa 553 viaggi al giorno. Un camion fa due viaggi (andata e ritorno) per percorso e quindi sul versante
alessandrino transiteranno giornalmente 1.106 camion in più per ben otto
anni.
A questo punto, secondo le
previsioni del Piano cave, il materiale (smarino) da
riabbancare verrebbe ad
essere collocato come segue:
|
|
|
in banco (mc)
|
Coeff.
correttivo
|
riabbancato (mc)
|
Riqualificazione ambientale ex cava Cementir
|
962.963
|
1,35
|
1.300.000
| ||
Rimodellamenti morfologici (Libarna e
Pieve)
|
585.185
|
1,35
|
790.000
| ||
Cave
apri/chiudi (C.na Romanellotta)
|
1.317.664
|
1,35
|
1.778.847
| ||
Recupero ambientale ex cave di
pianura
|
4.046.293
|
1,35
|
5.462.495
| ||
BILANCIO delle
Terre
|
6.912.105
|
1,35
|
9.331.342
|
CAVE
DI DEPOSITO E RECUPERO
AMBIENTALE
Oltre
ai tre siti di riabbancamento della zona Val Lemme-Rivalta, ossia Cava
Cementir, Libarna-Pieve,
Romanellotta (con eventuale ricorso anche alle zone
Casone e Marinona)
per individuare i siti di
deposito in pianura, il Piano cave ha preso in esame
tutte le cave in Provincia di Alessandria ed è stata stilata una classifica che
ha portato all’esclusione di 29 siti considerati Non idonei, individuando 30
siti idonei suddivisi in 3 classi di interesse decrescente: A, B e C.
Infine pare siano stati
scelti i seguenti siti (oltre Cementir, Libarna-Pieve e Romanellotta):
1 - ALESSANDRIA
- cascina Bolla,
Livello A, 740.740 metri
cubi
2 - ALESSANDRIA - cascina Guarasca,
A, 244.444
3 - PONTECURONE
- area Dossi, A, 214.074
4 - PONTECURONE - cascina Braccanona, A, 201.481
5 - POZZOLO
FORMIGARO - località Bettole, A,
296.296
6 - POZZOLO
FORMIGARO - cascina Guandalina,
Livello B, 770.370
7 - TORTONA-SALE
- cascina Armellino, B,
1.111.111
8 -
TORTONA - Castello Bollo, B,
308.148
9 - TORTONA
- Castellotto 1
, A, 251.852
10 - TORTONA - Castellotto
2, A,
200.000
11 - TORTONA
- Cascina Montemerla. B, 1.629.630
TOTALE
mc. 5.968.146
Cui
fanno seguito i seguenti siti di riserva:
12 - CASTELLAZZO BORMIDA - cascina
Toscana, Livello C, 38.519
13 - FRUGAROLO
- cascina Pitocca, C, 222.222
14 - POZZOLO
FORMIGARO - Cascina Ponzana,
C, 170.370
15 - SEZZADIO
- Loc. Sopra Badia 2, A,
22.222
16 -
SEZZADIO - Cascina Borio , C,
666.667
TOTALE
mc. 1.120.000
Quindi i siti
sono 16 in tutto, più Cementir, Libarna-Pieve, Romanellotta, Casone e Marinona.
TOTALE
VOLUMETRIA DISPONIBILE 7.088.146 che, con il coefficiente correttivo di riabbancamento (1,35) , fa circa
9.500.000
metri cubi.
A questo punto, però, è
necessario affrontare l’aspetto qualitativo dei materiali inerti che verranno messi a deposito nelle cave di pianura. A seguito della recente pubblicazione e dell'entrata in
vigore del Regolamento che
disciplina l'utilizzazione delle terre e rocce da scavo (DM. n. 161/2012) tutti i materiali
provenienti dallo scavo delle gallerie non sono considerati
rifiuti ma sono riutilizzabili per i recuperi ambientali e i
ritombamenti delle cave di pianura. Tuttavia i
materiali derivanti dagli scavi delle gallerie presentano sostanze inquinanti
legate alle tecnologie di escavazione adottate: la fresa TBM con metodo EPB, la
cosiddetta talpa,
prevede l’utilizzo di schiumogeni mentre gli scavi in galleria con metodo
tradizionale con mezzi meccanici e esplosivo prevedono il ricorso a preconsolidamenti con calcestruzzo proiettato e a infilaggi in vetroresina iniettati, con tubicini in PVC, con
malte cementizie (utilizzo di PVC e VTR - vetroresina). Il materiale da
ricollocare è così suddivisibile:
• terre e rocce da
scavo;
• materiali trattati con
agenti schiumogeni, connessi con gli scavi con TBM (provenienti dai cantieri COP
4 Moriassi e COP 7 Novi
Ligure);
• materiali frammisti in
VTR e/o PVC.
Tale situazione è
quantitativamente così riassumibile
Volumi in banco (mc)
| |
terre e rocce da
scavo
|
4.457.906
|
materiali contenenti
agenti schiumogeni
|
611.455
|
materiali con presenza di
PVC e/o VTR
|
1.842.744
|
TOTALE
|
6.912.105
|
Il materiale inerte
contenente schiumogeni deve essere trattato in modo particolare per favorire la
degradazione biologica delle schiume: si tratta di stendere il materiale inerte
in strato sottile (dello spessore di cm 50 – 60) ed
attendere alcuni giorni per la degradazione. Per questo motivo, in taluni casi
le cave di deposito debbono essere molto estese anche
se non particolarmente profonde.
Il materiale inerte
contenente PVC e/o VTR sembra “contaminato” in modo
modesto. Nessun chiarimento è stato fornito in merito alla contaminazione da
olii lubrificanti e altre sostanze chimiche anche se è
ovvio che, qualora si verificasse un incidente o un
guasto meccanico con perdita di olio, i materiali inerti contaminati dovranno
essere inviati a discarica controllata.
Lasciamo
a parte il discorso AMIANTO che richiede una analisi
specifica.
Certo è che, a fronte dei
dati forniti dall’ARPA di Alessandria nel novembre 2011, relativi a 12 pozzi geologici intorno al monte Porale con individuazione di altissime quantità di amianto
in ben 11 trivellazioni, non sappiamo nulla di eventuali sondaggi del Cociv lungo il percorso appenninico. Il Cociv afferma, ma senza alcuna documentazione, che non c’è
presenza di rocce amiantifere. Ancora di recente ha
sostenuto di aver fatto altri sondaggi, risultati negativi, ma non ha fornito
dati. Nessuno ne sa alcunché, a partire dalla Regione
Piemonte sino al più piccolo Comune coinvolto.
Inoltre eventuali analisi
vanno fatte in contraddittorio coinvolgendo almeno due laboratori e tecnici di
fiducia non solo del Cociv, ma anche degli Enti e
delle Associazioni ambientaliste.
Questo aspetto è
fondamentale e va trattato in modo
particolarmente approfondito e preliminarmente al Piano cave.
Un’altra grave lacuna del
Piano è la completa assenza di un Piano
del traffico.
La mancanza di un
dettagliato Piano del traffico a corredo dell’aggiornamento del Piano cave non consente una valutazione dei percorsi e
degli impatti provocati dal transito lungo strade comunali, provinciali e
statali oltreché un adeguato piano di manutenzione del piano stradale sottoposto
ad un’usura del tutto eccezionale.
È opportuno sottolineare che i circa 7.000.000 di metri cubi di materiale
in banco da destinare ai siti di deposito, come è già stato anticipato, debbono
essere moltiplicati per un coefficiente correttivo di almeno 1,6 per ottenere i
volumi da trasportare su gomma raggiungendo circa 11.000.000 di metri cubi per i quali è
necessario conoscere nel dettaglio l’origine, la destinazione e i percorsi
utilizzati. Inoltre è necessario sapere se al frantoio che sarà allocato alla
C.na Romanellotta (cava di prestito) a Pozzolo Formigaro per la
lavorazione del materiale inerte verranno trasportati per la frantumazione anche
altri materiali inerti provenienti dallo scavo delle gallerie in pianura. Tale
ulteriore movimentazione di materiale inerte
incrementerebbe ulteriormente il traffico su gomma.
Va ancora evidenziato che
l’elevatissimo numero di transiti giornalieri continuativi degli automezzi pesanti dai siti di deposito ai
cantieri e ritorno per un periodo di alcuni anni avviene in un territorio già
interessato da intenso traffico e, soprattutto,
particolarmente compromesso sotto il profilo dell’inquinamento
atmosferico e soggetto a problematiche di costante superamento del limite
giornaliero dei PM10, le cosiddette
Polveri
sottili.
Per il 2012 si prevede lo
sforamento per almeno 100 volte nel corso dell’anno, (si rammenta che il valore
limite di 24 ore di esposizione continuativa per la
protezione della salute umana, pari a 50 µg/m3, non dovrebbe essere superato più di 35
volte l’anno).
In ultima analisi è
opportuno rammentare che, ai sensi della L.R. 30/99,
ogni cava di prestito/deposito individuata dal Piano dovrà essere sottoposta
ad ulteriore e dettagliato procedimento autorizzativo da parte degli Enti pubblici
competenti.
Vorrei
concludere con la contestazione che da una vita sento
fare sia sul Terzo Valico che su altre cattedrali nel deserto.
“Se hanno deciso di
farlo, non c’è alcuna possibilità; gli interessi sono grandi e la
faranno”
Molti pensatori e scrittori
del passato ci hanno spiegato che se l’uomo vuole essere vivo deve
conservare la speranza e che per far ciò è essenziale
non rassegnarsi mai. La rassegnazione uccide la speranza. E contro la
rassegnazione c'è un solo antidoto: l'indignazione. Ci sono cose per cui bisogna
indignarsi, e contro cui occorre battersi. Una comunità, un popolo che si rassegna non ha futuro".
Un tempo viveva un uomo fragile chiamato Gandhi. Una volta, egli pronunciò più o meno queste parole: "ho capito che l'India poteva rinascere quando ho sentito che nel mio popolo l'indignazione si stava sostituendo alla rassegnazione".
L'indignazione è necessaria. L'indignazione è salvifica. Indignarsi, nel senso più nobile del termine, 4significa rialzarsi. Significa non accettare, per principio, che la propria dignità e quella degli altri siano calpestate. E significa, come cittadini, il non accettare di essere trattati come sudditi, come lacchè, come deficienti facili da ingannare e da calpestare.
Un tempo viveva un uomo fragile chiamato Gandhi. Una volta, egli pronunciò più o meno queste parole: "ho capito che l'India poteva rinascere quando ho sentito che nel mio popolo l'indignazione si stava sostituendo alla rassegnazione".
L'indignazione è necessaria. L'indignazione è salvifica. Indignarsi, nel senso più nobile del termine, 4significa rialzarsi. Significa non accettare, per principio, che la propria dignità e quella degli altri siano calpestate. E significa, come cittadini, il non accettare di essere trattati come sudditi, come lacchè, come deficienti facili da ingannare e da calpestare.
Commenti
Posta un commento