Ricevo e …obbedisco.
Caro Antonello,mi sono visto in questi ultimi giorni con Enzo Pernigotti, Giulio Armano e Piero Mandarino. Andremo in val Susa alla manifestazione di domenica prossima.Ti pregherei di far girare al più presto sulla tua lista l'invito a partecipare a questo evento solidale.Abbiamo concordato di trovarci presso il parcheggio pubblico in Alessandria, adiacente al Mac Donald's.Così da ottimizzare i posti auto. Indicativamente direi che conviene partire verso le 7,45. Farò pure un giro di telefonate ai novesi del Terzo Valico. Ti informo che ho partecipato al presidio di martedì pomeriggio davanti alla prefettura di Alessandria, assieme a non più di una quindicina di persone, decisamente poche. Ho portato anche il nostro storico striscione. Ovviamente sarà esposto anche in val Susa! Un abbraccio e fai correre la voce.
- “Le grandi opere non le vuole più nessuno, salvo chi le costruisce e la politica bipartisan che le sponsorizza con pubblico denaro. Dell'inutilità del Ponte sullo Stretto non vale più la pena di parlare, e dell'affaruccio miliardario delle centrali nucleari ci siamo forse sbarazzati con il referendum. Prendiamo invece il caso Tav Val di Susa. Per i promotori si tratterebbe di un progetto "strategico", del quale l'Italia non può fare a meno. Chiacchiere senza un solo numero a supporto, è da vent'anni che le ripetono. I numeri invece li hanno ben chiari i cittadini della Valsusa che costituiscono un modello di democrazia partecipata operante da decenni, decine di migliaia di persone, lavoratori, pubblici amministratori, imprenditori, docenti, studenti e pensionati, in una parola il movimento "No Tav", spesso dipinto come minoranza facinorosa, retrograda e nemica del progresso.
- Veniamo ora all'essere tagliati fuori dall'Europa: detto così sembra che la Val di Susa sia un'insuperabile barriera orografica, invece è già percorsa dalla linea ferroviaria internazionale a doppio binario che utilizza il tunnel del Frejus, ancora perfettamente operativo dopo 140 anni, affiancato peraltro al tunnel autostradale. Questa ferrovia è attualmente molto sottoutilizzata rispetto alle sue capacità di trasporto merci e passeggeri, sarebbe dunque logico prima di progettare opere faraoniche, utilizzare al meglio l'infrastruttura esistente. Lyon-Turin Ferroviarie a sostegno della proposta di nuova linea ipotizza che il volume dell'interscambio di merci e persone attraverso la frontiera cresca senza limiti nei prossimi decenni.
I dati degli ultimi anni lungo l'asse Francia-Italia smentiscono infatti questo scenario: il transito merci è in calo e non ha ragione di esplodere in futuro. Un rapporto della Direction des Ponts et Chaussées francese afferma che riguardo al trasferimento modale tra gomma e rotaia, la Lione-Torino sarà ininfluente.
- E ora i costi di realizzazione a carico del governo italiano: 13 miliardidi euro, che considerando gli interessi sul decennio di cantiere portano il costo totale prima dell'entrata in servizio dell'opera a 17 miliardi di euro. Ma il triste è che anche quando funzionerà, la linea non sarà assolutamente in grado di ripagarsi e diventerà fonte di continua passività, trasformandosi per i cittadini in un cappio fiscale.
- La banalità più disperante è l’affermazione che "i cantieri porteranno lavoro". Ma suvvia, ci sono tanti lavori più utili da fare e che a pari cifra garantirebbero molti più posti di lavoro! Piccole opere capillari di manutenzione delle infrastrutture italiane esistenti, ferrovie, acquedotti, ospedali, protezione idrogeologica, riqualificazione energetica degli edifici, energie rinnovabili. Non abbiamo bisogno di scavare buchi nelle montagne che a loro volta ne provocheranno altri nelle casse statali, altro che opera strategica!
- Se oggi in Italia tanti comitati si stanno organizzando per dire "no" alle grandi opere e per difendere i beni comuni e gli interessi del Paese, non è per sindrome Nimby (Non nel mio cortile), bensì perché per troppo tempo si sono detti dei "sì" che hanno devastato il paesaggio e minato la nostra salute fisica e mentale.
Anche se Voi Vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti (F. De Andrè, Canzone del Maggio)
Ritrovo domenica ore 6,00 atrio stazione FS Alessandria.
Ritorno previsto per le ore 20.00
Dopo lo sgombero, attuato da migliaia di poliziotti muniti di lacrimogeni e ruspe, dell'area della Maddalena, presidiata da circa un mese dal popolo No Tav e rinominata "Libera Repubblica della Maddalena", ieri sera la popolazione della Val Susa ha deciso di tornare in piazza con numeri imponenti (si parla di più di 20.000 persone), ma soprattutto con parole d'ordine chiare, come mostrava lo striscione d'apertura "La valle che resiste e non si arrende".
Chi c'era ha potuto toccare con mano la consapevolezza, l'indignazione, e la pratica democratica del confronto e della resistenza che questa straordinaria comunità sa esprimere, soprattutto di fronte all'occupazione militare dell'area presidiata fino a lunedì (la Maddalena appunto, ora "trasformata" in cantiere).
Dopo 20 anni di lotta non è certo uno sgombero che può fermare gli abitanti di un'intera valle, decisi più che mai ad opporsi ad uno scempio ambientale inutile e dannoso (si parla di trasformare la valle in un cantiere per almeno dieci anni, con tutte le conseguenze del caso, tenendo conto che la linea Torino - Lione attualmente utilizzata è sfruttata a un terzo delle proprie possibilità), utile solo alle mafie, a chi specula su appalti milionari.
Quel che è certo è che i No Tav hanno intenzione di riprendere in mano il proprio territorio e, assieme ad esso, il proprio futuro. Ieri sera, dai microfoni della fiaccolata, è stata indetta, per domenica 03 luglio, una grande manifestazione, con l'obiettivo di riprendersi la valle.
Pensiamo che sia venuto il momento di alzare la testa contro chi vuole imporre le proprie decisioni dall'alto, che la gestione del capitale pubblico non debba arricchire gli interessi di pochi contro il volere dei cittadini, che le comunità debbano avere il diritto di decidere sul destino dei propri territori.
Difendere la Val di Susa oggi è una questione di democrazia.
Invitiamo tutti a partire con noi, domenica mattina dalla stazione per raggiungere il concentramento della manifestazione a Chiomonte.
Sarà dura!
Laboratorio Sociale
Csoa Crocevia
- l'appello del coordinamento dei comitati no tav
Franco
SI SUGGERISCE A CHI VUOLE PARTECIPARE DI METTERSI D’ACCORDO CON FRANCO CASAGRANDE: telefono 347.4127832
SEI COSETTE SULLA VAL di SUSA ricavate da un incisivo articolo di Luca Mercalli
- Se non si avviano subito i cantieri si perdono 600 milioni di euro europei. In realtà sono 300 perché metà sono francesi e metà italiani. Parliamo chiaro: se non si inizia si guadagnano 17 miliardi di euro (quanto occorrerebbe ora), niente debiti capestro sino al 2040, vivibilità in una intera valle distrutta da opere che movimenterebbero centinaia di camion per una dozzina d’anni, nessuna conseguenza negativa per i trasporti che sono in fase riduttiva e facilmente sostenibili con le linee attuali decisamente sottoutilizzate.
- “Le grandi opere non le vuole più nessuno, salvo chi le costruisce e la politica bipartisan che le sponsorizza con pubblico denaro. Dell'inutilità del Ponte sullo Stretto non vale più la pena di parlare, e dell'affaruccio miliardario delle centrali nucleari ci siamo forse sbarazzati con il referendum. Prendiamo invece il caso Tav Val di Susa. Per i promotori si tratterebbe di un progetto "strategico", del quale l'Italia non può fare a meno. Chiacchiere senza un solo numero a supporto, è da vent'anni che le ripetono. I numeri invece li hanno ben chiari i cittadini della Valsusa che costituiscono un modello di democrazia partecipata operante da decenni, decine di migliaia di persone, lavoratori, pubblici amministratori, imprenditori, docenti, studenti e pensionati, in una parola il movimento "No Tav", spesso dipinto come minoranza facinorosa, retrograda e nemica del progresso.
- Veniamo ora all'essere tagliati fuori dall'Europa: detto così sembra che la Val di Susa sia un'insuperabile barriera orografica, invece è già percorsa dalla linea ferroviaria internazionale a doppio binario che utilizza il tunnel del Frejus, ancora perfettamente operativo dopo 140 anni, affiancato peraltro al tunnel autostradale. Questa ferrovia è attualmente molto sottoutilizzata rispetto alle sue capacità di trasporto merci e passeggeri, sarebbe dunque logico prima di progettare opere faraoniche, utilizzare al meglio l'infrastruttura esistente. Lyon-Turin Ferroviarie a sostegno della proposta di nuova linea ipotizza che il volume dell'interscambio di merci e persone attraverso la frontiera cresca senza limiti nei prossimi decenni.
I dati degli ultimi anni lungo l'asse Francia-Italia smentiscono infatti questo scenario: il transito merci è in calo e non ha ragione di esplodere in futuro. Un rapporto della Direction des Ponts et Chaussées francese afferma che riguardo al trasferimento modale tra gomma e rotaia, la Lione-Torino sarà ininfluente.
- E ora i costi di realizzazione a carico del governo italiano: 13 miliardidi euro, che considerando gli interessi sul decennio di cantiere portano il costo totale prima dell'entrata in servizio dell'opera a 17 miliardi di euro. Ma il triste è che anche quando funzionerà, la linea non sarà assolutamente in grado di ripagarsi e diventerà fonte di continua passività, trasformandosi per i cittadini in un cappio fiscale.
- La banalità più disperante è l’affermazione che "i cantieri porteranno lavoro". Ma suvvia, ci sono tanti lavori più utili da fare e che a pari cifra garantirebbero molti più posti di lavoro! Piccole opere capillari di manutenzione delle infrastrutture italiane esistenti, ferrovie, acquedotti, ospedali, protezione idrogeologica, riqualificazione energetica degli edifici, energie rinnovabili. Non abbiamo bisogno di scavare buchi nelle montagne che a loro volta ne provocheranno altri nelle casse statali, altro che opera strategica!
- Se oggi in Italia tanti comitati si stanno organizzando per dire "no" alle grandi opere e per difendere i beni comuni e gli interessi del Paese, non è per sindrome Nimby (Non nel mio cortile), bensì perché per troppo tempo si sono detti dei "sì" che hanno devastato il paesaggio e minato la nostra salute fisica e mentale.
Anche se Voi Vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti (F. De Andrè, Canzone del Maggio)
Ritrovo domenica ore 6,00 atrio stazione FS Alessandria.
Ritorno previsto per le ore 20.00
Dopo lo sgombero, attuato da migliaia di poliziotti muniti di lacrimogeni e ruspe, dell'area della Maddalena, presidiata da circa un mese dal popolo No Tav e rinominata "Libera Repubblica della Maddalena", ieri sera la popolazione della Val Susa ha deciso di tornare in piazza con numeri imponenti (si parla di più di 20.000 persone), ma soprattutto con parole d'ordine chiare, come mostrava lo striscione d'apertura "La valle che resiste e non si arrende".
Chi c'era ha potuto toccare con mano la consapevolezza, l'indignazione, e la pratica democratica del confronto e della resistenza che questa straordinaria comunità sa esprimere, soprattutto di fronte all'occupazione militare dell'area presidiata fino a lunedì (la Maddalena appunto, ora "trasformata" in cantiere).
Dopo 20 anni di lotta non è certo uno sgombero che può fermare gli abitanti di un'intera valle, decisi più che mai ad opporsi ad uno scempio ambientale inutile e dannoso (si parla di trasformare la valle in un cantiere per almeno dieci anni, con tutte le conseguenze del caso, tenendo conto che la linea Torino - Lione attualmente utilizzata è sfruttata a un terzo delle proprie possibilità), utile solo alle mafie, a chi specula su appalti milionari.
Quel che è certo è che i No Tav hanno intenzione di riprendere in mano il proprio territorio e, assieme ad esso, il proprio futuro. Ieri sera, dai microfoni della fiaccolata, è stata indetta, per domenica 03 luglio, una grande manifestazione, con l'obiettivo di riprendersi la valle.
Pensiamo che sia venuto il momento di alzare la testa contro chi vuole imporre le proprie decisioni dall'alto, che la gestione del capitale pubblico non debba arricchire gli interessi di pochi contro il volere dei cittadini, che le comunità debbano avere il diritto di decidere sul destino dei propri territori.
Difendere la Val di Susa oggi è una questione di democrazia.
Invitiamo tutti a partire con noi, domenica mattina dalla stazione per raggiungere il concentramento della manifestazione a Chiomonte.
Sarà dura!
Laboratorio Sociale
Csoa Crocevia
- l'appello del coordinamento dei comitati no tav
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