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presenta Concorso Nazionale di Poesia "Dantebus" - V Edizione Vota questa poesia Terra mia S'inerpica l'ulivo curvo allo zefiro che ondeggia le barche in rada e spruzza salsedine sul molo è una calda carezza che raggiunge e supera la darsena scura e s'insinua furtiva lungo lo stretto andito delle case tra bianchi filari di panni stesi scuotendo dai vasi il rosso dei gerani e questo muoversi ritmico sotto i colpi del vento è uno scoppiare continuo di lampi di festa sotto gli spioventi d'ardesia mentre dai comignoli accesi salgono tanti pinnacoli grigi a riempire di piroette l'azzurro del cielo. Vota questa poesia

Il girotondo degli animali

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di Daniela F. Il video

Domenica 26 marzo a Castellania Coppi (AL)

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Sabato 11 marzo a Sardigliano (AL)

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  Danzando con il demonio La storia di Agnesa, strega di Stazzano Autrice : Maria Angela Damilano Collana:  chilometrozero Anno : 2021 Pagine:  198 Luigi aveva già sentito parlare di Agnesa: «C’è una ragazza», gli avevano detto, «che non sta mai ferma, e quando sente la musica corre e balla, balla come nessuna mai. Prima o poi la troverai, è impossibile che non ti capiti». Infatti il momento arrivò. Luigi era un suonatore di musa sempre in viaggio. Le feste di paese erano il suo palcoscenico, vedere la gente danzare era la sua gioia. E  zanzare , per Agnesa, era un modo per sentirsi viva, per sentirsi libera. Fu proprio il suo carattere vivace a colpire il musico. Ma non tutti la pensavano come lui e le voci sulle danze sfrenate di Agnesa cominciarono a moltiplicarsi, fino a quando qualcuno scrisse il suo nome su un foglietto e lo mise nella cassetta dello  judicio,  accusandola di essere una strega. Continiua qui

“Donne appassionate” di Cesare Pavese

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“Le ragazze al crepuscolo scendono in acqua, quando il mare svanisce, disteso. Nel bosco ogni foglia trasale, mentre emergono caute sulla sabbia e si siedono a riva. La schiuma fa i suoi giochi inquieti, lungo l’acqua remota. Le ragazze han paura delle alghe sepolte sotto le onde, che afferrano le gambe e le spalle: quant’è nudo, del corpo. Rimontano rapide a riva e si chiamano a nome, guardandosi intorno. Anche le ombre sul fondo del mare, nel buio, sono enormi e si vedono muovere incerte, come attratte dai copi che passano. Il bosco è un rifugio tranquillo, nel sole calante, più che i greto, ma piace alle scure ragazze star sedute all’aperto, nel lenzuolo raccolto. Stanno tutte accosciate, serrando il lenzuolo alle gambe, e contemplano il mare disteso come un prato al crepuscolo. Oserebbe qualcuna ora stendersi nuda in un prato? Dal mare balzerebbero le alghe, che sfiorano i piedi, a ghermire e ravvolgere il corpo tremante. Cl son occhi nel mare, che traspaiono a volte. Quell’ignota

Arrigo Sacchi | La motivazione e il sogno

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Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale

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Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino. Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio. Il mio dura tuttora, né più mi occorrono le coincidenze, le prenotazioni, le trappole, gli scorni di chi crede che la realtà sia quella che si vede. Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio non già perché con quattr'occhi forse si vede di più. Con te le ho scese perché sapevo che di noi due le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, erano le tue. Eugenio Montale Montale  accanto alla moglie  Drusilla Tanzi , a cui è dedicata la poesia